Le Pari Opportunità nelle idee di Renzi e del suo governo, alla fine, sono comparse, ma come argomento di dialogo con le altre forze politiche. Non solo la squadra guidata dal rottamatore fiorentino non contempla il ministero , ma nel discorso pronunciato oggi alle Camere per chiedere la fiducia il nuovo premier si limita a parlare di “ascoltarsi” e di “trovare un compromesso”. “Lo sforzo non è trovare le proprie ragioni contro gli altri – dice – ma trovare il punto di sintesi possibile”.
“Dobbiamo provare a fare dei sogni più grandi di quelli fatti fino ad oggi e accompagnarli con concretezza” ha dichiarato il neo presidente del consiglio davanti ai Senatori. Sogni e concretezza che, però, non includono quelli della comunità lgbti italiana. Un discorso che è partito dalla scuola, passato per il lavoro, il taglio del cuneo fiscale, la cultura, ma che non aveva spazio per i diritti civili.
Una scelta che, secondo il Circolo Mario Mieli, è frutto di un compromesso cui Renzi è dovuto scendere pur di assicurarsi la fiducia del Parlamento.
“Non possiamo dimenticarci che la ricerca a oltranza del compromesso sui nostri diritti e sulla nostra pelle finora in Italia ha prodotto zero – ricorda Andrea Maccarrone, presidente del Mieli -, e persino la proposta di legge su omofobia e transfobia è stata trasformata in un mostro giuridico più dannoso che inutile”. “Alla luce delle dichiarazioni programmatiche del premier Renzi – continua Maccarrone -, appare chiaro che su tutti i temi a noi cari il Governo sarà soggetto al ricatto permanente della componente cattolica e integralista interna alla maggioranza e allo stesso Partito Democratico, segnando su questo punto zero discontinuità con tutti i governi passati di destra e sinsitra”.
Anche Arcigay esprime forte critica, a poche ore dalla fine del discorso di Renzi al Senato. “Indicare il compromesso tra i poli delle larghe intese – dice Flavio Romani, numero uno di Arcigay – su temi su cui nemmeno all’interno del solo Partito Democratico si è mai riusciti a trovare un accordo è evidentemente una favola, rivelatrice dell’ennesima trappola per le persone lgbt. Il compromesso su questi temi, tra l’altro – aggiunge Romani – non sono non è possibile ma non è nemmeno auspicabile, perché qualsiasi approssimazione rispetto alla totale parità tra coppie eterosessuali e coppie omosessuali conterrebbe in sé la negazione del diritto pieno”. “La retorica del compromesso – conclude Romani – è il tormentone che da trent’anni paralizza e rende sterile in Italia il dibattito sui diritti delle persone lgbt. Per “cambiare verso” occorre innanzitutto rottamare queste strategie e porsi mete chiare, che non affoghino in allusioni ed attendismi le risposte a una domanda di diritti urgente e non più procrastinabile”.