E’ noto che il tumore all’ano è 35 volte più comune tra i gay, e 70 volte nelle donne e negli uomini con Hiv, che nelle altre categorie. Esso è causato da alcuni tipi di virus del papilloma umano (HPV) che causa anche delle escrescenze ai genitali e all’ano (condilomi).
Questo alto rischio rendeva consigliabile effettuare con regolarità i test diagnostici nella regione anale, un po’ come fanno le donne con l’esame detto “striscio”.
Tuttavia, uno studio su 26 uomini omosessuali sieropositivi con risultati al test pre-canceroso positivi, ha dimostrato un tasso di sviluppo del tumore molto minore di quello che ci si aspettava, e in più di un caso su tre, addirittura una spontanea scomparsa dei sintomi tumorali.
I 26 pazienti erano tutti infettati con l’HPV che causa il cancro e mostravano una “Neoplasia intra-epiteliale anale di alto grado” (HGAIN) che significa che i test avevano rilevato delle modifiche pre-tumorali nelle cellule. I soggetti sono stati sottoposti allo studio dal 1995 al 2001. Mediamente ci si sarebbe aspettato che in sei dei 26 soggetti si sviluppasse il tumore all’ano nel corso dei sei anni dello studio, ma in realtà nessuno si è ammalato. Inoltre, il 37 percento ha regredito fino ad avere risultati dei test di “basso grado” o ha addirittura smesso di avere del tutto cellule anormali.
Gli autori dello studio hanno sottolineato che il cancro anale potrebbe metterci più di sei anni a svilupparsi e che gli esami attuali rivelano solo il 60 percento dei casi di HGAIN.
Ma concludono anche che il basso tasso di tumori è reale, e potrebbe indicare che i farmaci antiretrovirali hanno una efficacia protettiva. Arrivano a ipotizzare anche che lo screening per il cancro non debba essere fatto necessariamente così spesso come precedentemente indicato.
Sono allo studio, e potrebbero essere disponibili nel giro di pochi anni, alcuni vaccini contro l’HPV che provoca il cancro.
di Gus Cairns – Positive Nation