Il diritto all’aborto, in Italia, è tutto meno che tutelato. Tuttavia, oggi la legge lo consente e ne regolamenta l’accesso: in teoria, qualsiasi persona che decida autonomamente d’interrompere una gravidanza può farlo, con tutte le difficoltà del caso si intenda.
Tra obiettori di coscienza e ospedali sovrappopolati, spesso è già di per sé difficile arrivare a ottenere un appuntamento, in alcune regioni italiane. Il governo attuale, tuttavia, pare essersi posto l’obiettivo di rendere l’accesso all’aborto ancora più difficile e – forse – toglierlo del tutto.
A distanza di pochi mesi dall’insediamento del Governo Meloni, sono già quattro le proposte antiabortiste presentate. E pare non saranno neanche le ultime.
La destra italiana contro l’aborto: l’ultima proposta arriva da Menia, ma ce ne sono altre
Durante la sua strategica campagna elettorale, l’attuale Presidente del Consiglio Giorgia Meloni aveva messo in chiaro che – se eletta – il suo governo non avrebbe mai messo in discussione il diritto all’aborto, checché se ne dicesse ai tempi.
Tutti sappiamo però che fine fanno il 90% delle promesse elettorali dopo le elezioni. E infatti ecco spuntare, a circa quattro mesi dall’inizio dell’attuale legislatura, quattro proposte antiabortiste presentate dai membri della maggioranza. Una al mese: sembra proprio di tratti di una priorità fondamentale per il Governo Meloni.
La proposta più eclatante l’abbiamo vista la scorsa settimana. Presentata dal senatore FDL Roberto Menia, essa si pone l’obiettivo di riconoscere la soggettività giuridica agli embrioni dal momento del concepimento. Togliendola però di fatto alle persone che li portano i grembo.
Ispirata al modello ungherese, nella proposta si legge:
“dichiarare che ogni uomo ha la capacità giuridica in quanto uomo, cioè che la soggettività giuridica ha origine dal concepimento, non dalla nascita”.
La proposta cozza direttamente con le disposizioni di legge 194 del 1978, che garantisce il diritto all’aborto per chiunque ne dovesse fare richiesta entro il terzo mese. Ma, sebbene si configuri come la più sconcertante, non è l’unica.
I disegni di legge antiabortisti proposti fin’ora
«Modifica dell’articolo 1 del codice civile in materia di riconoscimento della capacità giuridica del concepito»
La prima persona non dotata di utero a presentare un DDL antiabortista non ha perso tempo: è già partito il 22 ottobre, data stessa dell’insediamento del nuovo governo. Orgoglioso della propria iniziativa, Maurizio Gasparri ha dichiarato di tirare fuori questa proposta all’inizio di ogni legislatura.
“Embrione, feto, neonato, bambino, ragazzo, adolescente, giovane, adulto, anziano, vecchio sono diversi nomi con cui si indica una identica realtà, un identico soggetto, lo stesso essere personale, lo stesso uomo“.
In pratica, la proposta è quella di paragonare un embrione a una persona fatta e formata, dotata di raziocinio e capace di percepire l’ambiente circostante.
“Incentivare le nascite disincentivando l’aborto”
A novembre è invece partito alla carica la seconda persona non dotata di utero, Massimiliano Romeo, della Lega. Secondo il capogruppo, è in corso una vera e propria cospirazione della sinistra, che mira a imporre a tutti il proprio stile di vita (l’aborto è uno stile di vita?).
La soluzione? Un DDL volto a donare all’embrione lo status di componente del nucleo familiare a tutti gli effetti, e quindi portatore degli stessi diritti di unǝ bambinǝ già natǝ. Il testo non si discosta molto da quello della proposta Gasparri, ma lo scopo è quello d’incentivare le nascite.
“La Giornata del Nascituro”
A sorpresa, è una donna a presentare la proposta d’istituire la “Giornata della Vita Nascente”, ovvero una giornata nazionale del nascituro. Nel testo, Isabella Rauti (FDL) chiede di dedicare il 25 maggio alla promozione “della consapevolezza del valore sociale della maternità e della solidarietà tra generazioni”.
L’obiettivo principale, quello di sfruttare la data per organizzare manifestazioni tematiche, volte a diffondere informazioni sulla gestazione, sulla comunicazione e l’interazione relazionale precoce tra madre e figlio, sulle cure da prestare al nascituro e alla donna in stato di gravidanza, sui diritti spettanti alla gestante, sui servizi sanitari e di assistenza presenti sul territorio, sulla legislazione sul lavoro a tutela della madre e del padre, nella prospettiva di far emergere la positività dell’esperienza genitoriale.
In linea generale, quella di Rauti non è di per sè una proposta antiabortista vera e propria, ma è stato doveroso citarla per il sottotesto pro-life incluso nel testo, che assegna all’embrione una capacità relazionale di cui – almeno scientificamente – esso non dispone.
Insomma, un attacco su tutti i fronti all’aborto: come potrà un diritto già così fragile nel nostro paese reggere alle continue incursioni dell’attuale Governo?
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