Rotary? No, Gayary

Prove di lobby. Sabato sera debutta a Firenze la prima associazione gay interprofessionale. "Vogliamo far capire che siamo tra voi, siamo in tutti i mestieri, non separati o altrove".

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L’avvocata e l’architetto, l’agente immobiliare e la commerciante. Lesbiche e gay parte del tessuto sociale che non desiderano affatto chiudersi in un ghetto, ma anzi vogliono essere membri attivi e produttivi della società nella quale tutti viviamo e interagiamo. Questa la filosofia che sta alla base del Gayary Club, neonata associazione totalmente apolitica e dal nome volutamente ironico, che richiama per assonanza quello di una notissima realtà internazionale dell’associazionismo inter-professionale. Ne abbiamo parlato con l’avvocata Saveria Ricci, co-fondatrice del Club insieme a Silio Danti.

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Cos’è il Gayary Club?
L’idea è quella di far nascere un’associazione interprofessionale tra persone non necessariamente lgbt ma sicuramente lgbt-friendly che hanno a cuore la tutela della libertà di espressione sentimentale delle persone lgbt. Vogliamo sottolineare il fatto che le persone lgbt nella società già ci sono, con le loro abilità e professionalità. Il messaggio che vorremmo dare è quello del “siamo tra voi, siamo in tutti mestieri e professioni,  non separati o altrove; con il nostro lavoro quotidiano contribuiamo al benessere di tutta la società”. Questo anche per ribadire il concetto che dobbiamo avere tutti i diritti di cittadinanza che hanno tutti gli altri.

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Com’è nata l’idea?Gayary nasce a seguito del successo che ha avuto la Rete Lenford, l’Avvocatura per i diritti LGBT. Oggi come oggi, in una fase nella quale gli ideali politici più che unire dividono, è forse opportuno concentrarsi sugli interessi professionali comuni, come già fanno anche altre associazioni interprofessionali. Vorremmo fornire un momento di aggregazione sociale, anche ludico, tra persone che sanno che chi gli sta a fianco è a favore della libertà di orientamento sessuale e identità di genere.
  
Ma il Club è aperto a tutti, giusto?Certo, infatti Gayary avrà come madrine delle donne, eterosessuali, tra l’altro ottime e stimate professioniste nei loro campi, che hanno volentieri accettato di essere coinvolte, giusto per sottolineare che i nostro scopi sono quelli dell’apertura e dell’integrazione, non alla chiusura. Esattamente il contrario.

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Quali iniziative avete in mente?
Faremo attività culturale di vario genere, dai cineforum alla presentazioni di libri, ma pensiamo anche ad aggiornamenti a carattere inter-professionale. Ci sono infatti delle materie che magari non interessano solo l’avvocato ma anche il commercialista, il geometra eccetera. Organizzeremo anche incontri con i vari organi professionali, sull’esempio della Rete Lenford, che ha un contatto continuo con gli ordini professionali del proprio ambito. La stessa cosa vorremmo farla a livello inter-professionale, con iniziative che verranno annunciate in seguito. Veniamo da un passato nel quale anche sul posto di lavoro le persone omosessuali si nascondevano, e molti ancora oggi continuano a nascondersi, per cui crediamo sia importante creare associazioni dove non è importante dirlo o non dirlo, esserlo o non esserlo, ma essere tutti d’accordo sul fatto che certi ineludibili diritti di cittadinanza vadano riconosciuti a tutti, senza discriminazioni basate sull’orientamento sessuale.
 

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Il primo evento Gayary sarà ospitato il 10 aprile presso la sede dell’Avvocatura per i diritti Lgbt a Firenze, Via Il Prato 66, a partire dalle 20,30.
Quella di sabato è la prima serata per cui sarà fondamentalmente una festa il cui ricavato andrà in buona parte alla Rete Lenford mentre una parte sarà destinata a una casa famiglia che accoglie bambini abbandonati in Equador. Abbiamo pensato che fosse giusto far sì che ci fosse anche questo aspetto, al di la degli scopi prettamente Lgbt, perché sappiamo che le persone Lgbt nel loro privato già fanno beneficenza.
 

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Rispetto a pochi decenni fa le cose sono molto cambiate, ma soprattutto nel nostro paese la strada per giungere a pari diritti sembra essere ancora lunga…
Da certi ambienti ci sentiamo ancora accusare di essere la parte malata della società. Tra coloro che si dichiarano essere i nostri amici c’è talvolta chi ci accusa di volerci chiudere nei ghetti. Noi non vogliamo fare il ghetto, vogliamo essere liberi di esprimere i nostri sentimenti. Si parla da tanto ormai di libertà sessuale… in realtà noi non abbiamo bisogno della libertà sessuale, perché il sesso si fa tra le mura di casa. Noi abbiamo bisogno della libertà sentimentale, principalmente la libertà di poterci apprezzare per quello che siamo, sia come singoli, sia nei nostri legami affettivi di coppia.

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