Nei giorni scorsi, come scritto, l’Università La Sapienza di Roma ha tenuto una serie di incontri ed eventi LGBT per dire basta all’omofobia, bifobia e transfobia, con tanto di primo storico Pride all’interno dell’Ateneo, tra le vie della Città universitaria.
Una settimana che si sarebbe dovuta concludere con la festa “Shut up and Dance!”, improvvisamente annullata. ‘La Sapienza è sempre più escludente: egli ultimi mesi è sempre più difficile fare iniziative organizzate dagli studenti e dalle studentesse su qualsiasi tematica‘, rimarcano gli organizzatori, di fatto fermati dalla burocrazia universitaria, che denunciano ‘ha voluto rendere difficile l’organizzazione di un evento culturale come il Festival LGBTQIA+‘.
“Le richieste di prenotazione delle aule, anche quelle fatte da parte dai nostri rappresentanti, o sono state revocate all’ultimo minuto, o sono state ignorate, o ci si è inventati scuse campate in aria per rifiutarle, nonostante fosse tutto in regola. Per gli ingenti costi da sostenere, impensabili per un’associazione autofinanziata come la nostra, per il rischio di denunce minacciato da più parti in questi giorni e per l’impossibilità di un confronto con l’istituzione universitaria siamo stati costretti ad annullare la festa “Shut up and dance”. Questo perché la Sapienza ha deciso di emanare un regolamento per le feste estremamente restrittivo, pensato a misura di imprese private, di grandi investitori, pensato per impedire alla componente studentesca di prendere parte attiva nella costruzione di momenti sociali e di partecipazione. La nostra era una festa nata per combattere contro tutte le forme di discriminazione, pensata come culmine di una settimana contro l’omo-lesbo-bi-transfobia“.
Parole dure che ricordano i tanti (troppi?) episodi avvenuti nel corso dell’ultimo anno. Prima il convegno a dicembre sulla prevenzione all’HIV annullato improvvisamente e senza motivazioni valide dal preside di Ingegneria, Antonio D’Andrea; poi lo sgombero di Punto di Fuga, uno spazio aperto ad ex-Poste e gestito dalla comunità studentesca per tutte e tutti, che ora è diventato un ufficio amministrativo; infine lo sgombero di quella che per due anni è stata la sede dell’associazione studentesca PRISMA, per diventare il dopo-lavoro dell’associazione privata dei dipendenti della Sapienza, di cui Rettore e ex-Direttore Generale sono tra i dieci soci fondatori.
“Tutto questo è gravissimo“, continuano gli organizzatori del Festival LGBTQIA+. “Il clima repressivo che si respira è problematico e non permette di vivere appieno il nostro Ateneo per costruire uno spazio libero, in cui fare cultura, anche attraverso momenti di socialità e divertimento. Non vogliamo accettare l’idea di un’Università chiusa, che diventi solo un esamificio che ci tratti come utenti e non come persone. Non possiamo fermarci davanti a tutto questo, vogliamo un’Università che sappia ricoprire un ruolo sociale e culturale, che vada ben oltre il credito formativo, che sia capace di dialogare con gli studenti e le studentesse, che sappia costruire momenti, oltre alle classiche lezioni frontali, che siano formativi su più piani, per tutte e tutti. Invitiamo tutti a partecipare all’assemblea pubblica di Lunedì 21 alle ore 12, al Pratone della Città Universitaria, organizzata insieme alle altre realtà universitarie che lottano ogni giorno per un’Università diversa, per un’Università che sappia valorizzare e includere davvero i suoi studenti e le sue studentesse“.
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