Il 25 settembre si andrà a votare. Un diritto fondamentale di ogni cittadin* italian*, che, esprimendo la propria preferenza, partecipa attivamente alla vita del proprio paese, qualcosa che in molt* di noi danno per scontato.
Al di là delle retoriche di sinistra e destra, delle liste politiche, delle dichiarazioni sensazionaliste e degli schieramenti, esiste però più di una categoria di persone a cui questo diritto viene, indirettamente, negato.
Si tratta delle persone transgender, intersex e non binarie. I seggi oggi funzionano ancora in un ottica binarista: uomo e donna, maschio e femmina, M e F. Una categorizzazione fredda, esclusiva e riservata alle persone cisgender.
Una persona transgender, intersex o non binaria che va a votare si trova infatti a dover fare un coming out forzato, a subire discriminazioni, rallentamenti e ostacoli nell’esercitare un proprio diritto fondamentale. Per questo motivo, in molti scelgono di astenersi.
Da qui, nel 2018, è nata la campagna “Io Sono, Io Voto”, promossa dall’associazione Gruppo Trans APS in collaborazione con altri enti del terzo settore.
In previsione delle Elezioni del 25 Settembre, Gruppo Trans APS ha deciso di tornare a promuovere le proprie attività in questo senso, mostrando uno spirito combattivo che non si è mai sopito.
Abbiamo parlato con Christian Leonardo Cristalli, presidente dell’associazione e testimone, in prima persona, delle discriminazioni affrontate dalle persone transgender ai seggi.
Gruppo Trans APS è il primo promotore dell’iniziativa “Io Sono, Io Voto”. Di cosa vi occupate?
La nostra un’associazione di persone transgender, intersex e non binarie con sede a Bologna. Siamo un’associazione che si impegna tantissimo nella formazione perché crediamo che ci sia bisogno di operare con vari enti per formare il personale a tutti i livelli.
Ad esempio il personale sanitario e la pubblica amministrazione. Quindi partecipiamo a diversi progetti, collaborando anche con l’ufficio antidiscriminazione razziale della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Collaboriamo con l’istituto superiore di sanità, facciamo tanti progetti che hanno a che vedere col tema della formazione. Dopodiché è abbiamo dei progetti in ambito sportivo con la UISP. Il tema dello sport un tema che per noi è un linguaggio universale per educare alla cultura delle differenze.
Facciamo dei progetti anche con altre associazioni in rete, cerchiamo di smuovere le carriere ALIAS nelle scuole, siamo alla 103sima con cui lavoriamo per protocollare le carriere ALIAS. Questo anche nell’università italiane.
Insomma, ci diamo da fare per quello che riguarda il supporto alle persone trans*, ma anche alle famiglie. Abbiamo uno sportello antidiscriminazione con delle avvocate che danno supporto legale persone che hanno vissuto episodi molto spiacevoli.
Promuoviamo inoltre diverse campagne volte ad affrontare i temi della discriminazione istituzionale, da quella per il green pass durante la pandemia fino a quella per i seggi più inclusivi contro una legge – la legge 164 dell’82 – oggi obsoleta, che patologizza le persone transgender e rende difficile la vita di tutti i giorni, tra coming out forzati e barriere legislative.
Siete i promotori dell’iniziativa “Io Sono, Io Voto” per seggi elettorali più inclusivi verso le persone transgender e non binarie. Di cosa si tratta e quali sono le vostre attività?
La nostra proposta a monte è quella di cambiare i protocolli, quindi poter cambiare i documenti senza passare da un tribunale ed eliminare il binarismo- il cosiddetto gender marker – sui documenti ufficiali, le diciture F o M.
Insomma, chiediamo la possibilità di esistere in tutti i contesti, e di avere la possibilità di esprimere un diritto fondamentale riservato a tutti i cittadin* italian*.
La campagna “Io Sono, Io Voto” è stata lanciata per la prima volta nel 2018, ed è servita fin dalla sua ideazione a informare su quella che è la problematica di tantissime persone trans che in Italia non vanno a votare. Il motivo sta nella suddivisione per genere dei seggi.
Abbiamo quindi informato sul problema, chiesto alle persone di verbalizzare nei propri seggi, mettere a verbale la contrarietà a questa procedura. Tantissime persone lo hanno fatto. Abbiamo inoltre promosso l’accompagnamento ai seggi da parte di volontari per supportare le persone transgender in un momento così delicato e riappropriarsi del loro sacrosanto diritto.
Perché ricordiamo che il diritto al voto è sancito dalla nostra Costituzione Italiana all’articolo 48, e prevede che non ci siano barriere di limitazione all’accesso al voto.
Ora questa è una barriera per tantissime persone: se una persona transgender si trova ad arrivare in un luogo in cui vige il binarismo, è spesso forzata a un coming out che l* costringe a esporre una propria identità personale.
Molte persone semplicemente non vanno.
L’iniziativa da noi promossa ha quindi avuto successo, perché parla di una problematica profonda. In molti hanno verbalizzato, tantissimi si sono offerti volontari per l’accompagnamento in tutta Italia, e soprattutto abbiamo capito di dover agire in modo più strutturato anche con un’azione legale.
Questo perché “Io Sono, Io Voto” ha anche raccolto migliaia e migliaia di firme, che sono state inviate alla Ministra Lamorgese, senza ricevere alcuna risposta. Io tramite un mio contatto personale ho chiesto informazioni e ho addirittura saputo che la richiesta è stata protocollata.
Da qui il ricorso alla Corte di Bologna.
Constatando il silenzio delle istituzioni, abbiamo deciso di selezionare alcune persone assistite dal team legale della nostra associazione per presentare un ricorso ai seggi e richiedere la possibilità di votare al di fuori della struttura basata sul genere.
Ovviamente sapevamo già che ci sarebbe arrivato un diniego, quindi quello che abbiamo fatto è stato raccogliere tutti questi “no” dai comuni e li abbiamo portati in tribunale. Il primo tribunale che si esprimerà in merito sarà quello di Bologna, a fine gennaio del 2023.
Noi abbiamo proprio chiesto che venga apportata una modifica alla legge. Qualora, facendo anche un po’ di pressione, si riesca a far trasparire l’esigenza di seggi più inclusivi per poter davvero estendere il diritto di voto a tutt*, senza dover sempre parlare di genere, quella sarà la giornata.
Stiamo agendo a livello di tribunali perché il quadro politico e normativo è incapace di evolvere. L’unico modo per far cambiare le cose è contare sui tribunali. Ricordiamo che sono proprio i tribunali oggi a proteggerci dalla sterilizzazione forzata, perché la legge è rimasta quella lì.
Non è la prima discriminazione che subiamo, e il messaggio che vogliamo far passare è che non chiediamo la luna, ma solo di poter condurre una vita dignitosa a pari diritti e opportunità. Purtroppo questo discorso viene offuscato da diverse retoriche.
Si parla d’ideologia gender, ma quale ideologia gender, noi non siamo teorie, siamo persone e abbiamo dei bisogni, e questo in Italia è difficile da far comprendere.
A fine gennaio noi avremo questo responso, e qualora la Corte di Bologna dovesse concordare che esiste una necessità di garantire l’accesso e abbattere le barriere verso le persone trangender, intersex e non binarie, a quel punto riusciremo davvero a raggiungere un risultato storico.
È triste però che la politica sia immobile e che ci sia la necessità di rivolgersi ai tribunali per ottenere dei diritti fondamentali. Purtroppo è così.
L’associazione Gruppo Trans APS si è resa disponibile a svolgere sessioni di formazione ai presidenti di seggio che ne esprimessero la necessità: sarà possibile contattarla in merito all’indirizzo info@gruppotrans.it.
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