“Sieropositivo e rifiutato dalla famiglia, con Arcigay ho sconfitto lo stigma”: una lettera aperta

La toccante lettera di Mariano, 27enne omosessuale originario di Marcianise, che tre mesi fa ha scoperto d'essere sieropositivo.

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Abbiamo ricevuto da Antonello Sannino, presidente di Arcigay Napoli, la toccante lettera di Mariano, un 27enne omosessuale originario di Marcianise (Caserta), che tre mesi fa ha scoperto d’essere sieropositivo.

Dopo la tragica storia di Antonio >>> LEGGI, morto in Campania per le complicazioni dell’Aids,  Mariano ha deciso di scrivere questa lettera aperta per raccontare la propria storia e provare a dare il suo contributo nella lotta allo stigma e all’emarginazione.

Mi chiamo Mariano, ho 27 anni, risiedo a Marcianise e sono l’ultimo di tre figli. Mio padre ha una macelleria e mia madre lo aiuta. Mi sono diplomato all’Istituto Alberghiero, sperando così di lasciare il mio paese perché sin da ragazzo ho sempre saputo di essere omosessuale.

Ho sempre avuto una vita semplice e relazioni brevi e nascoste, perché nella mia famiglia certe cose non si possono accettare. Circa tre mesi fa, dovendo sottopormi a un’operazione di alluce valgo, ho fatto gli esami di sangue e ho purtroppo scoperto di essere sieropositivo.  Non so come possa essere successo e ancora non me ne sono fatto capace. Ho deciso di parlare con i miei e confidare ai miei genitori di essere anche omosessuale. Da quel momento la mia vita non è stata più quella di prima. Mia madre diceva che già il mio essere gay era un problema, ma l’essere anche malato era insopportabile e che era meglio che andassi a curarmi lontano dal paese per non far parlare la gente.

Mi ha detto che sono una vergogna per lei e per i miei fratelli e che mi sarei dovuto trovare un lavoro e andare via. Poi ho letto la storia di Antonio che mi ha fatto stare malissimo e ho contattato Rosario Ferro (responsabile salute di Arcigay Napoli) su Fb.

Lui mi ha chiamato subito. Mi ha detto che non sarebbe successo nulla e che la mia situazione era diversa da quella di Antonio. Poi mi ha detto che voleva venire a casa a parlare ai miei. Io ho accettato perché penso che ciò che è successo ad Antonio non deve succedere a nessuno. Tutti abbiamo il diritto di vivere e, se uno è stato sfortunato, deve essere anche abbandonato? Il dottore è venuto a casa, ha parlato con mamma e le ha spiegato le cose. Io non ero presente: avevo paura. Ma poi è bastato che spiegasse tutto lui e la dottoressa. Mamma ha ripreso ad essere mamma. Mi ha detto che la rabbia e la vergogna l’hanno fatta comportare così. Mi chiedeva scusa per avermi fatto soffrire. Mia madre adesso dice di aver ritrovato un figlio che non aveva in realtà mai perso. Io adesso sono più tranquillo e mi sento più forte con i miei genitori vicino.

Non deve piu accadere a nessuno quello che è successo a me. Scusatemi: avrei voluto poter esprimere meglio i miei sentimenti. Grazie a tutti e al dottore di Arcigay Napoli, che è venuto fino a casa mia. State accanto e aiutate chi vive una condizione come la mia.

https://www.gay.it/gay-life/news/antonio-aids-stigma

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