È arrivata ieri l’approvazione da parte della Knesset, ovvero il Parlamento israeliano, della legge che vieta completamente le terapie di conversione, pratica fino ad oggi ancora eseguita da alcuni psicologi.
Per l’approvazione della legge, fortemente voluta, hanno votato a favore anche alcuni partiti dell’opposizione, dimostrando in questo modo una grande volontà nel vietare una pratica non riconosciuta, inutile e altamente pericolosa, poiché può portare anche a depressione e suicidio.
Israele primo paese a vietare le terapie di conversione in Medio Oriente
Israele, con questa voto, guadagna il primo posto nella lista dei Paesi Mediorientali a vietare le terapie di conversione. Si parla di cambiamento storico anche tra chi era contrario alla legge, come Nitzan Horowitz, leader del partito di Meretz. Soddisfazione invece dal ministro israeliano della Difesa, Benny Gantz. Dopo il voto, ha affermato:
La terapia di conversione è nata nel peccato e il suo posto è al di fuori della legge e della norma pubblica. Faremo in modo che tutti, di ogni estrazione e orientamento sessuale in Israele, abbiano libera scelta e sicurezza sulla propria identità.
L’approvazione segna un nuovo punto a favore per i diritti civili in Israele, indicato come la nazione più progressista del Medio Oriente per quanto riguarda l’apertura nei confronti della comunità LGBT. Il Pride è un evento atteso ogni anno, sono presenti delle leggi contro le discriminazioni, le coppie dello stesso sesso possono adottare e hanno gli stessi diritti delle coppie eterosessuali.
E in politica la comunità LGBT è rappresentata con un importante numero di parlamentari dichiaratamente omosessuali. Anche per questo si mostra come un Paese abbastanza libero, per quanto rimangano alcune zone più conservatrici dove l’omofobia persiste.
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Nel bene e nel male , per opportunismo politico o per altre ragioni , Israele , lo Stato di Israele e non lo stato ebraico , resta l'unica isola civile in un mare antico di omofobia araba . Generalizzare è da imbecilli , lo so , ma la realtà non si può negare ed il loro calendario e la loro cultura ha 730 anni meno del riconoscimento dei diritti civili da parte dell' O.N.U.