L’organizzazione internazionale LGBT+ All Out sta conducendo una campagna che chiede alla Commissione Europea di agire contro le “terapie riparative” ed esortare gli Stati membri e dichiararle illegali. Il Parlamento europeo, le Nazioni Unite e tutte le principali organizzazioni di salute mentale e fisica hanno condannato queste pratiche, ancora oggi praticate in oltre 69 Paesi in tutto il mondo, inclusi alcuni Stati membri dell’UE.
Attualmente, tali pratiche sono state bandite solo in Germania, Malta e in alcune regioni della Spagna. Altri Stati membri dell’UE, come la Francia e il Regno Unito, stanno pianificando di farlo. Tuttavia, poiché molti Stati membri non si stanno ancora muovendo in questa direzione, la Commissione europea ha la responsabilità di passare all’azione.
In pochi giorni All Out ha raccolto oltre 28.000 firme (qui la raccolta), inviate via e-mail il 9 novembre 2020 alla Vicepresidente della Commissione, Valori e trasparenza, Věra Jourová, alla Commissaria all’Uguaglianza, Helena Dalli, e alla Commissaria per la Salute e la Sicurezza Alimentare, Stella Kyriakides.
Queste le parole di Yuri Guaiana, Senior Campaigs Manager in Italia di All Out.
Le cosiddette “terapia riparative” sono diffusamente considerate dei trattamenti degradanti, crudeli e disumani che equivalgono alla tortura. Tenuto conto della competenza dell’UE in materia di salute pubblica, libertà, sicurezza e giustizia, la Commissione ha la responsabilità di agire contro queste pratiche pericolose. Oltre 28.000 membri di All Out chiedono alle commissarie Jourová, Dalli e Kyriakides di offrire assistenza coordinata agli Stati membri affinché forniscano delle risposte concrete per vietare qualsiasi forma di “terapia riparativa. Misure specifiche in materia dovrebbero essere incluse nella prossima Strategia LGBTI.
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Una battaglia giusta e doverosa, anche se è facilmente immaginabile la dura opposizione di diversi paesi, compresi gli europarlamentari italiani di destra.