È passato un anno dallo scoppio della polemica su The First Temptation of Christ, il film natalizio che mostrava un Gesù gay che tornava a casa per presentare il suo fidanzato alla famiglia. La compagnia comica brasiliana Porta dos Fundos che ha creato il film non è stata di certo acclamata in Brasile. E anche a livello internazionale ha ricevuto molte critiche, con alcune associazioni che avevano anche chiesto a Netflix di eliminarlo dalla piattaforma.
I membri di Porta dos Fundos sono stati oggetto di minacce e di un attentato. È avvenuto il 24 dicembre del 2019, quando un uomo ha lanciato una molotov contro la sede del gruppo. Nessuno è rimasto ferito nell’incidente, ma da allora i 3 registi vivono nel terrore.
Il gruppo comico vive nel terrore dopo quanto successo
Antonio Tabet, Fábio Porcha e João Vicente de Castro hanno realizzato The First Temptation of Christ, mentre quest’anno si sono focalizzati su un altro speciale per Natale, chiamato Theocracy in Vertigo.
A UOL hanno spiegato che il nuovo film è una parodia che racconta la protesta scoppiata proprio per La Prima Tentazione di Cristo.
L’anno scorso, la rivolta di alcuni era dovuta all’omofobia. Dice molto di più sulle persone che si sono ribellate che sul nostro film.
Molte le minacce arrivate. E che continuano ad arrivare. E tutte saranno inserite nel nuovo film.
Gli eventi ci hanno reso più tristi che spaventati perché viviamo in un paese radicale. È stato dimostrato che le persone sono pazze. Ma non abbiamo mai pensato di non lanciare lo speciale. Abbiamo sempre amato questa ciliegina alla fine dell’anno.
Il responsabile dell’attentato ai creatori di The First Temptation of Christ
Per l’attentato con le molotov contro il gruppo comico la Polizia ha identificato un uomo, Eduardo Fauzi. Sarebbe uno dei responsabili che il 24 dicembre 2019 ha lanciato delle bombe carta contro la sede dei Porta dos Fundos.
Dichiarato colpevole in contumacia a Rio De Janeiro, era stato emesso un mandato di cattura internazionale e a inizio dicembre era stato arrestato in Russia, dove si era rifugiato. Il suo avvocato ha confermato che ora chiederà l’asilo politico, per non essere riportato in Brasile e scontare la pena.
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