Sorriso a trentadue denti e un entusiasmo che molti di noi riconoscono e condividono: Thomas, giovane transgender di 19 anni residente a Cisterna di Latina, ha scelto di condividere su Instagram l’inizio del suo percorso di affermazione di genere.
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Invece di ricevere messaggi di sostegno e incoraggiamento, il post è però stato sommerso da un’ondata di insulti e commenti negativi, una vera e propria “shitstorm“, emblema dell’hate speech dilagante contro la comunità LGBTQIA+ nel nostro paese, perpetrato con una vigliaccheria amplificata dall’anonimato dei social network, di cui Thomas ha scelto di parlare in un video successivo.
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La vicenda ha suscitato la pronta reazione dell’Amministrazione comunale di Cisterna di Latina, una delle poche realtà in Italia dove è stata istituita una delega specifica per i diritti LGBTQIA+ e il contrasto alle discriminazioni.
La vice sindaca e assessora Maria Innamorato, che ricopre tale delega, ha espresso una ferma condanna degli insulti rivolti a Thomas, sottolineando l’impegno dell’amministrazione nella lotta contro il cyberbullismo e l’omobitransfobia.
“L’amministrazione comunale considera la lotta al cyberbullismo e all’omobitransfobia prioritaria nella propria azione politica – commenta Innamorato alla stampa locale – Siamo consapevoli di quanto le aggressioni verbali sui social network siano dannose e pericolose, e costituiscano un vero e proprio pericolo per la stabilità e la serenità delle persone coinvolte.
Abbiamo appreso dalla stampa degli insulti che alcuni utenti dei social hanno rivolto a un ragazzo trans di Cisterna, vogliamo esprimere la nostra più convinta solidarietà e vicinanza”.
Lo scorso anno, Thomas era stato già oggetto di offese – e persino di un’aggressione fisica – in strada, e le istituzioni avevano anche allora reagito con condanne ferme e coinvolgendo il giovane in iniziative contro la violenza di genere e il cyberbullismo.
Ma, come sottolineato dall’assessora Innamorato, è fondamentale che il sostegno alla comunità LGBTQIA+ si traduca in azioni concrete per un cambiamento effettivo.
“Oltre alla solidarietà, serve l’impegno di tutte le istituzioni e anche delle multinazionali che gestiscono i social affinché questi luoghi siano più civili e tranquilli, proteggendo tutti gli utenti che ne fanno parte. Ci sono stati casi drammatici di persone spinte al suicidio a causa degli attacchi e degli insulti ricevuti in rete, magari sotto anonimato. Non è una questione da sottovalutare”.
Tra policy di moderazione dei contenuti inadeguate, algoritmi dannosi e la mancanza di trasparenza e responsabilità da parte delle leadership, l’impatto sproporzionato del linguaggio d’odio sugli utenti LGBTQIA+ e altre comunità vulnerabili appare però ancora inarginabile – come evidenziato dal Social Media Index 2023 di GLAAD.
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