Transfobia a Palermo, vietano bagno a ragazza transgender: “Sotto hai quella cosa”

Ma la preside dell'istituto non ci sta. "Allo stato dei fatti sui documenti è ancora un uomo".

transessuale trans trangender
la bandiera della comunità trans
2 min. di lettura

Una denuncia di transfobia arriva direttamente da una scuola professionale per parrucchieri di Palermo. A Gabriella, 18enne ragazza transgender, è stato negato l’ingresso nei bagni delle donne dal bidello dell’istituto, che le ha urlato contro “sotto hai quella cosa“.

Non mi sento a mio agio, non mi trattano per quello che sono: una ragazza“, ha denunciato a LaRepubblica Gabriella, che 3 anni fa ha iniziato l’iter per il cambio di genere. Fino ad oggi la giovane era sempre riuscita ad andare nei bagni delle ragazze, poi alcune compagne si sarebbero lamentate con i rispettivi genitori.

Il mio aspetto esteriore corrisponde già a come mi sento dentro. Sono prossima all’intervento“, sembra quasi giustificarsi Gabriella, che ribadisce: “Sono una ragazza. Non voglio andare nel bagno dei maschi”. “Per me non è non è di certo un gioco, né è carnevale. Prendo i farmaci necessari, sono seguita da un endocrinologo, vado alle sedute con lo psicologo. Combatto ogni giorno per affrancarmi come ragazza nata nel corpo sbagliato”. “Mi hanno anche detto che i maschi sporcano quando vanno al bagno, mentre le ragazze no“, ha denunciato la ragazza. “Devo davvero spiegare agli estranei in che posizione sto al gabinetto?“.

La preside dell’istituto, nel frattempo, minimizza e accusa Gabriella di voler cercare visibilità. “A parte la questione dei bagni non ha mai ricevuto alcuna discriminazione. Il bidello che l’ha fermata non intendeva offenderla ma stava solo agendo nel rispetto delle lamentele mosse dai genitori di altre studentesse che ci hanno fatto sapere che non gradiscono che le loro figlie vadano nello stesso bagno in cui va un uomo. E poi allo stato dei fatti sui documenti è ancora Gabriele”. Il dead name campeggia ancora oggi sulla carta d’identità della 18enne, che deve prima concludere la propria transizione per poi andare in tribunale e fare domanda di riassegnazione di genere anagrafico, con un giudice chiamato a stabilire se potrà finalmente cambiare nome. Un iter infinito, snervante, che abbraccia qualsiasi persona transgender in Italia, dinanzi ad una legge vecchia di 40 anni.

La conosciamo da quando era Gabriele, speriamo di poter arrivare con lei a un compromesso e che Gabriella possa tornare a studiare“. “Sarebbe un peccato se non terminasse il percorso scolastico“, ha concluso la preside dell’istituto, se non fosse che Gabriella non voglia fare alcun passo indietro. “Tornerò quando verrò trattata per quella che sono. In questa fase del mio percorso è fondamentale che mi si riconosca come donna“.

Una scuola professionale per parrucchieri che evidentemente non abbraccia la carriera alias, profilo burocratico, alternativo e temporaneo, riservato agli/le student* trans. La carriera alias sostituisce il nome anagrafico – cioè quello scritto nei documenti ufficiali e dato alla nascita in base al sesso biologico – con quello che la persona transgender ha adottato.

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gioric70 9.12.21 - 12:54

Appunto stronco sul nascere le polemiche rimostranze.....chi sporca di più effettivamente i cessi da che mondo è mondo sono proprio le femminucce che non avendo l'idrante da poter dirigere e ostentando la loro super pudicità per evitare tutte le loro pseudo infezioni più che altro concentrate nel loro cervelletto.....spruzzano piscio dappertutto in piedi.....un vero casino....quindi amore mio piscia dove e come ti pare! Non ti curar di loro ma guarda e passa....e piscia! Tutto e dovunque così magari imparano pure loro a pisciare....perchè accusare i maschi anche questo è crimine d'odio!

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