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Tunisia: leader del movimento LGBT tenta il suicidio

Ahmed Ben Amor, leader del movimento LGBT tunisino, tenta il suicidio dopo aver partecipato a un talk show e aver chiesto la depenalizzazione dell’omosessualità.

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Algeria e Tunisia. E’ in questi paesi che sta prendendo coscienza dei propri diritti e della propria dignità una generazione di millenials che rivendica uno Stato dove il reato sia cosa diversa dal peccato.

Chiedono la decriminalizzazione dell’omosessualità per poter vivere alla luce del sole in una società che manifesta un odio profondo per gli omosessuali. Lo stesso, guarda caso, che viene coltivato nelle società occidentali dai settori religiosi più integralisti.

Ahmed Ben Amor è un ragazzo sulla ventina ed è il vicepresidente di un gruppo glbt tunisino.

Ha tentato il suicidio sabato scorso ingoiando una sessantina di pastiglie dopo essere apparso in un popolare talk show, Klam a Naas, chiedendo l’abolizione della legge che rende reato il sesso tra uomini (sopra il video dell’intervento).

Troppa pressione, troppe minacce e troppi insulti sono seguiti a quell’intervento perchè un ragazzo, già ostracizzato dalla società tunisina e dalla famiglia che gli ha voltato le spalle dopo il coming out, potesse reggere.
E forse c’entra anche quello che altri gay tunisini gli hanno rinfacciato, come si può leggere sul suo profilo Fb, dove ha postato una schermata di Grindr in cui un ragazzo sostienene che un militante per i diritti dovrebbe comportarsi da persona seria, proporre un immaginario di coppia tradizionale e non comportarsi come ‘una troietta effeminata che posta foto di ragazzi con cui probabilmente vorrebbe fare un threesome’ fino a firmarsi ‘Un gay tunisino che ha paura di venire allo scoperto a causa di persone come te’.
Dimostrazione questa chiara e dolorosa di come le spinte progressiste nei paesi musulmani sono fortemente sfaccettate e poco polarizzate, data anche l’assenza di un movimento istituzionale unitario.

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E’ stato salvato dall’intervento di un amico che lo ha ricoverato in una clinica privata di Tunisi.

“mi spiace aver mollato” ha scritto Ahmed sulla sua pagina Facebook dopo il risveglio dal coma “non sopportavo più tutto quello che stava accadendo, le minacce di morte, i linciaggi. Morire è sicuramente meglio che vivere negando e nascondendosi”.

Ma di fronte a migliaia di telespettatori indignati, è nato anche un movimento di solidarietà attorno ad Ahmed, come il cantante del gruppo libanese rock Mashrou’ Leila, che nella sua pagina twitter ha lanciato l’hashtag #weloveyouahmed portando a una ventata social di solidarietà.

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La Tunisia punisce gli atti sessuali tra maschi consenzienti con il carcere fino a tre anni. I transessuali rischiano di più per atti contro la pubblica decenza.

Sono persone come Ahmed in Tunisia o Anouar in Algeria che provocano un dibattito culturale nel paese con atti che rasentano l’eroismo, viste le conseguenze sociali e penali della loro testimonianza.

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