Usare il design per raccontare la cultura queer nel corso della storia: è il progetto di laurea per la Design Academy (Eindhoven) di Leo Maher, un giovane designer di origini inglesi che vive nei Paesi Bassi.
Maher ha realizzato una serie di cinque pezzi dal titolo “Unfamiliar Passions“, ogni oggetto appare come un patchwork di riferimenti alla cultura omosessuale dall’antica Grecia a oggi, prendendo in esame icone come Oscar Wilde e gli emblemi della discriminazione e ghettizzazione.
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“La serie indaga la storia dell’omosessualità e la sua evoluzione attraverso il tempo e la civiltà occidentale“, ha detto Maher. “Ogni pezzo della serie esplora l’eredità delle leggende, eufemismi, comportamenti ‘devianti’ e meccanismi di identificazione, notando come trascendono le culture e le società prima di finire nel tessuto della moderna vita gay“.
I nomi scelti dal designer per indicare i suoi prodotti sono eloquenti e irriverenti, si va dalla lampada Violet Patriarchy, al tavolino Gentleman of the Backdoor, fino alla ciotola Homo-Delicatus.
Leo Maher ha lavorato sui cinque oggetti con una gamma di diversi materiali utilizzando tecniche artigianali e digitali, così da conferire al prodotto un’estetica da collage quasi rudimentale, seppur raffinato e curato fino al più piccolo dettaglio. I suoi oggetti sembrano post-apocalittici, realizzati assemblando i resti di una società devastata da una rivolta queer.
“I materiali sono stati davvero scelti con le mie conoscenze su come manipolarli“, ha detto il designer a Dezeen. “Ad esempio, sapevo che avrei potuto scolpire meglio le teste di pollo digitalmente e stamparle in 3D, piuttosto che scolpirle da un blocco di legno“.
La ciotola Homo-Delicatus è elevata su un piedistallo (con gambe in ferro battuto che simulano una camminata “da effemminato”) e fa riferimento agli elementi utilizzati per individuare gli omosessuali in diversi momenti della storia, dai tratti fisici alla moda.
La lampada da tavolo Violet Patriarchy, invece, esplora il comportamento omosessuale in una relazione master e slave, che Maher ha scoperto essere comune tra il primo e il quinto secolo a Londra. Nell’assemblaggio è centrale un ravanello in ceramica, usato dai soldati romani per violentare i guerrieri sconfitti in battaglia. Fiori in metallo dai toni viola decorano il paralume, facendo riferimento all’associazione tra l’omosessualità e il colore, soprattutto durante la pandemia di AIDS.
“Tutti questi riferimenti hanno iniziato a ripetersi, sovrapporsi e adattarsi man mano che l’indagine si estendeva”, ha spiegato il designer. “Questo è stato qualcosa che mi ha catturato, qualcosa che meritava di essere messo in luce tramite una narrazione che mettesse in luce il modo caotico e strano che hanno avuto di presentarsi lungo la storia”.
Il tavolino Polari si concentra sul linguaggio e la sua evoluzione. Presenta una serie di parole usate dagli omosessuali per evitare di attirare l’attenzione su di sé. Il pezzo è sormontato da un fiore di metallo, che rappresenta il garofano verde indossato da Oscar Wilde – processato per la sua omosessualità nel 1895 – come simbolo della sua “queerness”.
“Il Polari è un adattamento ibrido della lingua inglese, una lingua gergale-gay originariamente associata a viaggiatori, artisti di strada, mendicanti e prostitute. Era una lingua di nomadi. È stato costruito per l’utilità di queste comunità, ma ultimamente, durante secolo scorso, è stato adottato dalla comunità omosessuale che si sentiva estranea e impaurita all’interno della propria società”.
“Trovo davvero bello e un grande privilegio vedere queste narrazioni queer in un ambiente in cui possono finalmente parlare, non solo tra loro, ma oltre i loro confini”, ha dichiarato Leo Maher
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