Nel suo discorso all’ultimo State of the Union 2023 prima delle imminenti elezioni europee di giugno, la Presidente Ursula Von Der Leyen ha affrontato una serie di questioni cruciali, inclusi la parità di genere e la proposta di una Direttiva Europea dedicata alla lotta contro la violenza sulle donne.
Tuttavia, in oltre un’ora di intervento, è notevole la totale assenza riferimenti ai diritti LGBTQIA+. Un silenzio tanto inaspettato quanto deludente, specialmente considerando che fino a poco tempo fa la Presidente si presentava come paladina di una Unione Europea inclusiva e tollerante nei confronti della comunità LGBTQIA+.
Nel 2021, Von Der Leyen dichiarò infatti che l’Unione Europea sarebbe presto diventata una “LGBTI freedom zone“, un territorio unificato in cui i diritti a 360° diventassero fondamentali e non negoziabili.
Promessa che generò un’ondata di ottimismo all’interno della comunità, e che appariva come segnale di un impegno serio e concreto per il riconoscimento dei diritti LGBTQIA+ a livello europeo.
Ma se ci spostiamo velocemente a oggi, osserviamo una lacuna preoccupante tra le promesse e le realizzazioni. Paesi membri come la Polonia, l’Ungheria e la nostra stessa Italia sono esempi di nazioni dove i diritti umani sono ancora fortemente minacciati.
Da noi, la persecuzione delle famiglie arcobaleno, l’ulteriore criminalizzazione della GPA, l’attacco alle carriere alias. In Polonia e Ungheria un ambiente sempre più ostile e intollerante verso le minoranze. Le minacce, senza azioni concrete, sono servite a poco.
A differenza di quanto in molti tendono a pensare, la questione LGBTQIA+ non riguarda unicamente il diritto di “amare chi si vuole”. Si tratta di un tema umanitario che include il diritto all’autodeterminazione, al riconoscimento legale delle famiglie e alla stessa sicurezza e sopravvivenza.
Eppure, queste problematiche sembrano essere state completamente trascurate nel discorso di Von Der Leyen.
Con le elezioni europee alle porte, previste per giugno 2024, un silenzio simile assume un’importanza cruciale. Se l’Unione Europea desidera mantenere la sua reputazione come baluardo per i diritti umani e i valori democratici, è imperativo che i diritti LGBTQIA+ siano parte integrante dell’agenda politica.
In un momento in cui l’intera comunità è sotto attacco in più di uno stato membro, un’omissione simile non è solo un fallimento morale, ma anche un rischio potenziale per la coesione sociale e politica all’interno dell’UE. La comunità LGBTQIA+, e con essa l’intera Unione Europea, merita una leadership che sia coerente con i valori che proclama di difendere. Il tempo delle promesse è decisamente finito.
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