Del binomio chiesa – app di incontri gay ne abbiamo spesso parlato. L’ultimo caso arriva dagli Stati Uniti, e il protagonista della vicenda è Monsignor Jeffrey Burrill, ovvero il segretario generale della Conferenza dei Vescovi (detta comunemente Usscb).
Monsignor Burrill è una figura importante nel suo ruolo di alto funzionario amministrativo della Chiesa statunitense. Negli ultimi tempi, è stato anche il diplomatico che ha portato avanti la mediazione tra le due fazioni dei vescovi americani riguardo la comunione per i politici “pro aborto”.
Monsignor Burrill si è dimesso
Proprio Monsignor Jeffrey Burrill finito al centro di uno scandalo, quando il quotidiano “The Pillar” è riuscito a tracciare alcuni suoi movimenti, scoprendo che negli ultimi due anni ha frequentato spesso locali gay, abitazioni private e saune per incontri organizzati tramite Grindr.
La notizia è stata una bomba, che ha costretto Monsignor Burrill alle dimissioni:
Il segretario generale della Conferenza Episcopale Americana Mons. Jeffrey Burrill si è dimesso per comportamenti impropri.
Il comunicato ha anche sottolineato che gli incontri non riguardavo persone minorenni.
The Pillar però ha fatto di più. Il giornale infatti riporta:
Un’analisi dei dati relativi al portatile di Burrill mostra che il sacerdote ha visitato bar gay e residenze private usando un’app di incontri in diverse città dal 2018 al 2020, anche durante viaggi per conto del suo incarico in seno alla Conferenza episcopale.
Il sito di inchiesta ha ottenuto gli spostamenti del Monsignore proprio da Grindr, che li acquisiva e memorizzava con un codice utente che non cambiava mai. Proprio per questo, Burrill era sempre rintracciabile.
Scandalo e… complotto?
Ma vita privata e orientamento sessuale del sacerdote a parte, c’è una questione più interessante, che avrebbe spinto il quotidiano online americano a impegnarsi tanto per ottenere i dati sugli incontri. È il ruolo di “diplomatico” che lo stesso Burrill ricopriva fino a pochi giorni fa, prima delle sue dimissioni.
Come annunciato poche righe più sopra, Burrill aveva anche il compito di mediare tra le due fazioni dei vescovi: da una parte vi era quella corrente che apriva all’eucarestia per i leader politici che approvavano la pratica dell’aborto, dall’altra c’era l’ala più conservatrice, la quale intendeva escludere addirittura il presidente USA Joe Biden.
Su questa storia, vi sono quindi più delle classiche due facce di una medaglia. Se da una parte vi è il comportamento inappropriato del monsignore, dall’altra ci potrebbe essere un complotto per rimuovere lo stesso Burrill dal suo posto, dando una mano o all’ala più conservatrice o a quella più liberale. Quale delle due abbia messo insieme questo ipotetico complotto, però, ancora non è chiaro.
Tracciamento dati: che fine ha fatto l’etica?
Ma la “terza” faccia della medaglia riguarda il profilo etico. La raccolta dei dati da un dispositivo è un mondo ancora senza regole, quindi chiunque potrebbe reperire quei dati senza ripercussioni, creandoci sopra uno scoop. “L’app, dal lato degli sviluppatori, non identifica i nomi degli utenti. Semplicemente dà a ciascuno un codice numerico unico che li identifica”, hanno precisato dal quotidiano “The Pillar“, con i dati che possono essere analizzati e il singolo codice utente scorporato. The Pillar, scrive il Corriere della Sera, ha ottenuto il pacchetto di dati utenti Grindr da un’agenzia che li commercia, per poi incrociare le multiple geolocalizzazioni dello stesso numero nella sede della Curia e nella casa di campagna della sua famiglia. In questo modo ha dato un volto ad un «numero anonimo». Il volto del vescobo Burrill. Ma tutto ciò è realmente lecito?
Il Foglio affronta la questione, definendo lo scandalo uno sciacallaggio. Secondo il quotidiano, il tracciamento dei dati è:
Un’arma pericolosissima, che può essere usata contro chiunque: uno spionaggio in piena regola, protratto per anni e al momento opportuno – quando cioè serve far esplodere il caso e togliere di mezzo un personaggio poco gradito – tradotto in longform da pubblicare su qualche sito o giornale.
Grindr era stato citata in giudizio per dei problemi legati alla riservatezza dei dati dei suoi utenti. Alcuni tecnici e utenti della app avevano scoperto che si poteva trovare la posizione esatta di un utent. L’app era inoltre finita sotto accusa per aver venduto i dati degli utenti per fini commerciali, fatto che aveva spedito Grindr alla sbarra in Norvegia. Il caso si era concluso con una multa di 12 milioni di dollari.
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