Milano – L’omofobia è una questione tragicamente d’attualità nel nostro paese. Teatro Libero (via Savona, 10, Milano – tel. 02-8323126) è da sempre impegnato sul fronte della lotta alla discriminazione, anche attraverso la rassegna di teatro omosessuale Liberi Amori Possibili, giunta alla quarta edizione, che nasce dal desiderio di aprirsi a nuove prospettive lasciando da parte pregiudizi e tabù. Come anticipazione al ricco cartellone di spettacoli del maggio prossimo arriva Vincent River, in scena fino al 26 gennaio (orario spettacoli: dal lunedì al sabato ore 21, domenica ore 16). Lo spettacolo affronta le stesse tematiche, ma questa volta inserito nel cartellone ufficiale, a conferma della grande attenzione da parte di questo teatro milanese per la questione.
Si tratta di uno dei testi di maggior successo di Philip Ridley (in foto), autore poliedrico tra i più importanti e controversi della nuova generazione britannica. Scritto nel 2000, sull’onda del ripetersi di aggressioni omofobe nelle periferie londinesi, arriva in scena in un momento in cui anche il nostro paese torna a fare i conti con questo preoccupante fenomeno. Di Ridley ricordiamo anche un romanzo, Fenicotteri in orbita (Salani – Mondadori), tra i vari personaggi della trama anche un adolescente che scopre la sua omosessualità.
Ecco la sinossi. Periferia di Londra. Un giovane è stato trovato morto nei bagni della vecchia stazione ferroviaria di Shoreditch, un luogo tanto noto per gli incontri fra omosessuali da essere definito dagli abitanti della zona "la Sodoma e Gomorra del quartiere”. Vincent River è il nome della vittima, protagonista “assente” di questo testo. Dopo la sua morte, Anita, la madre, si scontra con l’atteggiamento ostile del vicinato, tanto da essere costretta a traslocare, ma si accorge che un ragazzo continua a seguirla. E’ Davey. E’ lui che ha trovato il corpo di Vincent e non riesce a cancellare dalla sua mente il volto del morto. Con lo scorrere del gin, Anita e Davey poco a poco vincono la diffidenza. I racconti si intrecciano in un vertiginoso susseguirsi di emozioni e ricordi che inevitabilmente finiscono per incrociarsi in un drammatico finale. In scena Francesca Bianco, attrice di lunga militanza sui palcoscenici italiani, e Michele Maganza (in foto), tra i giovani attori più promettenti usciti dalla celebre scuola di Genova, che curiosamente, nella vita, sono madre e figlio. La regia è di Carlo Emilio Lerici, figlio del drammaturgo Roberto Lerici.
di Francesco Belais
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