La scena è già cult, e le ragazze ne andranno matte: ignorata dai maschi che parlottano di pistole e ammazzamenti, Lady Pitt emerge completamente nuda da una vasca interrata – l’inquadratura è un totale posteriore – mostra i suoi infiniti tatuaggi, veri e giustapposti, occhieggia maliziosa nel caso qualcuno se ne fosse accorto, si allontana silenziosa. È una delle due scene sexy – la seconda è un bacio alla francese tra i protagonisti – di un discreto action simpaticamente fracassone dell’impronunciabile regista kazako Timur Bekmambetov, Wanted – Scegli il tuo destino, che, a detta di Angelina, sarà il suo ultimo film di genere ‘sparatutto’ e, viste le circostanze, c’è da crederle: in questi giorni la Jolie è ricoverata nel reparto maternità della Fondation Lenval di Nizza, sulla Promenade des Anglais, in attesa di partorire due gemelle, mentre Brad fa la spola tra l’ospedale e la villa hollywoodiana del boss Microsoft Paul Allen a Saint-Jean-Cap-Ferrat.
In Wanted, tratto da una graphic novel scritta da Mark Millar e disegnata da J. G. Jones, Angelina è Fox, uno spietato killer molto ‘butch’ di una società segreta millenaria, la "Confraternita dei Tessitori" che esegue feroci assassini in base alle indicazioni di un Telaio del Fato (sic!) che indica nelle trame dei suoi orditi, in un codice segreto, i nomi delle persone da eliminare. Wesley Gibson è invece un impiegatuccio pusillanime, vessato dalla capufficio obesa e tradito dalla fidanzata petulante che se la spassa col suo migliore amico. Quando Fox irrompe nella sua vita, scopre che suo padre faceva parte della Confraternita e si trova obbligato a vendicarne l’omicidio subendo un addestramento a dir poco militaresco che gli farà però trovare fiducia in se stesso e un’inattesa attitudine al killeraggio.
C’è molto Matrix in Wanted, forse troppo (traiettorie paraboliche di proiettili in "slow motion", improbabili cavalcate sul tetto di un metrò, inseguimenti in volo e in auto, ecc.), qualche scopiazzatura da Minority Report – gli omicidi "preventivi" dettati da una macchina – ma una certa ironia di fondo lo salva dal rozzo trombonismo tipico del genere.
Ma la vera sorpresa del film è il delicato attore scozzese emergente James McAvoy (Espiazione), occhio da prateria celeste vagamente mucciniano, rimpolpato da dodici chili di muscoli coltivati per l’occasione, adorabile nella sua metamorfosi fumettistica da nevrotico colletto bianco in preda ad attacchi d’ansia a cecchino di precisione agile come un’anguilla. La Fox della Jolie – non si può non pensare a Lara Croft, comunque – resta quasi in secondo piano, ridotta in ombra da dialoghi scarnificati e un personaggio ridotto all’osso praticamente bidimensionale.