Il sentirsi a proprio agio e la normalità di essere gay, lesbiche o trans passa naturalmente dall’accettazione da parte dei gruppi sociali a cui si appartiene. E questo è ancora più vero quando si parla di ragazzi e di scuola. A lanciare l’allarme, almeno per quanto riguarda le scuole di Roma e provincia, sono i risultati di un sondaggio svolto nell’ambito del progetto europeo Niso dalle associazioni lgbt in collaborazione con la Provincia di Roma.
Con buona pace del sindaco Alemanno , il quadro che emerge è preoccupante e rivela un elevato livello di omofobia più o meno manifesta con cui i ragazzi lgbt sono costretti a confrontarsi quotidianamente.
Se, infatti, da una parte la maggior parte dei 1000 ragazzi iscritti alle 16 scuole superiori che hanno partecipato al progetto sostengono che gay, lesbiche e trans hanno il diritto di sentirsi a proprio agio, l’80 per cento di loro risponde che preferirebbe evitare situazioni in cui dover condividere gli spogliatoi della palestra della scuola o la camera d’albergo in gita con un compagno o una compagna omosessuale.
Dal sondaggio emerge che il 59,4 per cento degli intervistati ritiene che la scuola non sia un ambiente accogliente per gli studenti lgbt, giudizio che per molti si estende anche alla cerchia di amici, al quartiere, ai gruppi con i quali si svolgono attività extrascolastiche e anche alle associazioni a cui si partecipa. Il 57,1 per cento, infine, pensa che l’omosessualità non sia una condizione accettata dalla società.
Una situazione difficile per i giovani lgbt che difficilmente trovano sostegno e sponda nei gruppi ai quali dovrebbero, per ragioni anagrafiche e sociali, appartenere, cosa che genera stress, disadattamento e tendenze autodistruttive.
Intervistati sui principi, insomma, la maggior parte dei ragazzi concorda con l’idea che gay, lesbiche e trans dovrebbero sentirsi a proprio agio a scuola come in famiglia o con gli amici, ma è nella realizzazione pratica di questi principi che il meccanismo si inceppa e che la normalità e l’accettazione sembrano essere ancora lontani, come dimostrano i recenti fatti di cronaca .
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