Il governo del NSW (Nuovo Galles del Sud), Stato dell’Australia con capitale Sydney, ha confermato l’intenzione di introdurre entro fine anno il tanto atteso divieto alle terapie di conversione. La comunità LGBTQIA+ locale aveva temuto che le annunciate promesse elettorali di inizio anno fossero naufragate, perché l’Australian Christian Lobby (ACL) aveva assicurato che il governo avrebbe rinviato la discussione in aula.
In un’e-mail inviata ai propri membri, l’amministratrice delegata di ACL Michelle Pearse aveva svelato che avevano fatto oltre 8.000 chiamate ai parlamentari per chiedere loro di riconsiderare il divieto della terapia di conversione, riuscendo nell’impresa. I sopravvissuti alle pericolosissime e anti-scientifiche terapie riparative si sono immediatamente mobilitati, scrivendo una lettera al procuratore generale del NSW Michael Daley, chiedendo al governo di imporre il divieto il prima possibile.
“Siamo particolarmente preoccupati che la lobby cristiana australiana abbia ora rivendicato il merito di aver ritardato i progressi sulle riforme”, si leggeva nella lettera. “Vietare le pratiche di conversione dovrebbe significare innanzitutto proteggere la salute e il benessere delle persone LGBTQ, non placare coloro che cercano di perpetrare tali pratiche a scapito della salute e del benessere delle persone LGBTQ”.
Ebbene un portavoce dell’ufficio del premier del NSW ha ora confermato che la legge che vieterà le pratiche di conversione sarà presentata in parlamento entro fine 2023. A riferirlo è ABC.
“I laburisti si sono impegnati elettoralemente a vietare le pratiche di conversione LGBTQ+, la consultazione è stata il primo passo nello sviluppo del nostro disegno di legge da portare in Parlamento – questo avverrà entro la fine dell’anno”, ha precisato un portavoce del governo.
Anna Brown, amministratrice delegata di Equality Australia, ha chiesto una legge forte e approfondita. “Qualsiasi piano per porre fine alle pratiche di conversione sarà efficace solo se includerà tutte le pratiche che cercano di cambiare o sopprimere l’orientamento sessuale o l’identità di genere di una persona, compresi gli ambiti sanitari e religiosi”, ha affermato.
Il Nuovo Galles del Sud seguirà le orme di Victoria, Queensland e ACT, che hanno già introdotto divieti sulle terapie riparative.
L’ultimo Paese al mondo ad aver vietato simili pratiche è stato l’Islanda, pochi mesi fa. Ancor prima era stato Cipro a rendere illegali le cosiddette terapie di conversione, seguendo Spagna, Grecia, Francia, Israele, Belgio, Messico, Scozia e Canada, che dal 2021 ad oggi le hanno bandite. In Italia, purtroppo, il dibattito politico non ha mai realmente preso forma. Nel 2016 l’ex senatore Lo Giudice aveva avanzato una proposta per rendere la terapia di conversione illegale, ma quest’ultima non è mai arrivata a essere discussa.
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