E se il fenomeno Pisapia-De Magistris contagiasse anche il Sud più Sud del Paese? E’ quello che potrebbe succedere se a vincere le primarie del centro sinistra in preparazione delle amministrative di primavera a Palermo sarà Antonella Monastra, ginecologa, consigliera comunale dal 2001, ma da sempre outsider rispetto alle segreterie dei partiti.
Un passato al fianco delle donne, sia con il suo lavoro nei consultori dei quartieri a rischio, uno fra tutti quello di Danisinni, Antonella Monastra ha alle spalle una lunga esperienza nel campo della violenza sulle donne, ma anche della lotta per i diritti delle persone lgbt con le quali ha spesso collaborato nella sua carriera di consigliere comunale. Tra le altre iniziative, è tra i fautori della recente approvazione del registro delle coppie di fatto al Comune di Palermo.
Gay.it l’ha intervistata, alla vigilia dell’inizio della campagna per le primarie.
Come nasce la candidatura alle primarie?
Nasce dalla richiesta di un gruppo di circa 300 persone che insieme formano un’associazione che si chiama "Sedie Volanti". Molti di loro, a vario titolo, in questi anni mi sono stati vicini e mi hanno sostenuta in tante battaglie fatte in consiglio comunale sui temi dell’ambiente, dei beni comuni, della diversità. E poi c’è la realtà lgbt palermitana: alcuni dei suoi esponenti sono persone con cui c’è sempre stato un rapporto di strettissima collaborazione fin da quando i temi dell’omosessualità erano inaffrontabili in questa città. Penso a Luigi Carollo, ad esempio, o Rosi Castellese (rispettivamente portavoce del Palermo Pride e attivista di Arcilesbica, ndr). Quando sono entrata per la prima volta in consiglio comunale, al mio fianco c’era Rosi Castellese.
Ci racconta come si è arrivati, a Palermo, all’approvazione del registro delle unioni di fatto?
E’ stato un percorso lungo. La prima proposta in merito risale all’ultima sindacatura Orlando, nel 2001, ma rimase lettera morta. Poi ci abbiamo riprovato, io e l’ex magistrato Peppino di Lello in collaborazione con le associazioni lgbt, nel 2003. Era il tempo del 61 a 0 del centro destra alle politiche, un momento difficile, incontrammo fortissime resistenze a portare la discussione in consiglio comunale, fino a quando fu bocciata a maggioranza. Poi è stata presentata da un collega consigliere la mozione che è stata approvata all’inizio di novembre.
Le associazioni palermitane hanno accolto la notizia con poco entusiasmo, lamentando scarso coinvolgimento nei loro confronti e un valore puramente simbolico.
E’ vero, è simbolico, ma per me è un indicatore di crescita culturale, specialmente dopo l’approvazione della mozione contro l’omofobia avvenuta in concomitanza con l’ultimo Palermo Pride e per di più su proposta di una consigliera del centrodestra.
Hanno ragione anche dal punto di vista del coinvolgimento. Chi ha presentato quella mozione non ha sentito di dover concertare l’iniziativa con le associazioni come, invece, avevamo fatto in passato. D’altro canto, però, ho deciso che era un’occasione importante e che andava appoggiata comunque. Per questo ho presentato alcuni emendamenti, puramente di ordine pratico, e ho votato a favore. Capisco, comunque, che il movimento, che è avanguardia culturale, abbia avuto qualcosa da ridire sulla dinamica.
Nell’ipotesi a lei più favorevole, vincerà le primarie e, poi, le elezioni. Da sindaco, cosa potrebbe fare per evitare che questo passo importante resti solo simbolico?
La mia proposta è quella di istituire un tavolo interistituzionale in cui le associazioni abbiano un ruolo determinante, per attivare un percorso che porti a interventi pratici. L’esperienza con le attività contro la violenza sulle donne mi insegna che mettere in rete istituzioni politiche, sanitarie, scolastiche insieme a chi opera sul territorio come le associazionie, ma anche con le forze dell’ordine e la magistratura, porta alla creazione di buone pratiche. Questi tavoli, se hanno una buona conduzione, costruiscono cultura che, insieme alle buone pratiche, fa sì che le cose possano cambiare su più livelli e in maniera strutturale. Faccio un esempio: con il tavolo contro la violenza sulle donne, abbiamo organizzato corsi di formazione per le forze dell’ordine. Questo ha cambiato il modo degli agenti di rapportarsi con le donne che denunciano. Una buona strada, quindi, sia per i diritti delle coppie che sui temi del bullismo nelle scuole. Poi ci sono atti di competenza specifica del sindaco, come la nomina di un consigliere sui temi delle differenze di genere e di orientamento sessuale, solo per citarne uno.
Lei corre alle primarie, che si terranno il 29 gennaio, contro altri candidati, alcuni dei quali potrebbero partire avvantaggiati perché organici ai partiti.
Sì, per questo il mio appello è a tutte le persone che pensano che la politica possa puntare sulla trasparenza e sulla partecipazione. Non penso che le primarie siano il toccasana contro tutti i mali, ma in un momento di deprivazione totale della partecipazione democratica dei cittadini alle scelte, sono importanti. La mia campagna elettorale sarà semplice e diretta, basata sul passaparola e social network inclusi, e mi rivolgo a tutte le persone che hanno voglia di cambiare la politica e la città
L’abbiamo vista sfilare ai Pride palermitani. Con la fascia da sindaco tornerebbe in piazza sotto la bandiera arcobaleno?
Assolutamente sì.
di Caterina Coppola
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