Vi ricordate il primo Gay Pride in Uganda nel 2012? I partecipanti avevano sfilato nonostante il rischio di essere condannati a morte. Nonostante l’Africa continui ad essere gravemente arretrata per quanto riguarda i diritti della comunità Lgbt, ed i diritti civili in genere, una buona notizia ci è giunta oggi dal Mozambico. Nello stato dell’africa Orientale infatti, gli individui sorpresi a dedicarsi “ad atti contro natura” potevano rischiare condanne fino a 3 anni di lavori forzati, almeno fino ad oggi.
Questa mattina è entrato in vigore il nuovo codice penale (modificato a dicembre), che proibisce la persecuzione giudiziaria contro gli omosessuali in tutta la nazione, un traguardo importante per uno stato indipendente da appena 40 anni.
Le novità del codice, tra le quali la legalizzazione dell’aborto, non sono state celebrate con eventi dedicati ma bensì con l’indifferenza della popolazione. “È una vittoria simbolica. Ma per noi non cambierà molto“, ha dichiarato uno studente ed attivista di 22 anni all’agenzia francese Afp, “la vera sfida rimane l’inclusione sociale”. “Non possiamo veramente parlare di volontà politica, il governo reagisce piuttosto alla pressione esterna di alcune ambasciate e investitori“, ha asserito invece l’influente blogger Dercio Tsandzana.
Nonostante in Mozambico gli episodi di natura omofoba siano molto rari, in paesi confinanti come Zimbawe, Botswana e Angola, si rischiano lavori forzati, arresto e punizioni corporali. In Africa l’omosessualità rimane illegale in 54 paesi, 3 dei quali “puniscono” l’omosessualità con la morte.
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