La straziante Lettera alla danza che Nureyev scrisse mentre moriva di AIDS

"Ora so che dovrò morire, perché questa malattia non perdona...".

La straziante Lettera alla danza che Nureyev scrisse mentre moriva di AIDS - nureyev - Gay.it
4 min. di lettura

Quando HIV e AIDS iniziarono a diffondersi in Occidente, intorno al 1982, il grande danzatore russo Rudolf Nureyev vi prestò poca attenzione, come del resto all’inizio fecero in molti: probabilmente il danzatore contrasse l’HIV proprio intorno a quegli anni. Per un po’ di tempo egli semplicemente minimizzava, negava che ci fosse qualcosa di strano riguardo alla sua salute: quando nel 1990 si ammalò senza ombra di dubbio, finse di avere altre malattie, rifiutando qualsiasi trattamento disponibile all’epoca. Alla fine dovette affrontare il fatto che stesse morendo e lo fece anche attraverso questa struggente Lettera alla danza, insieme suo testamento artistico ed esistenziale.

Era l’odore della mia pelle che cambiava, era prepararsi prima della lezione, era fuggire da scuola e dopo aver lavorato nei campi con mio padre perché eravamo dieci fratelli, fare quei due chilometri a piedi per raggiungere la scuola di danza.
Non avrei mai fatto il ballerino, non potevo permettermi questo sogno, ma ero lì, con le mie scarpe consunte ai piedi, con il mio corpo che si apriva alla musica, con il respiro che mi rendeva sopra le nuvole. Era il senso che davo al mio essere, era stare lì e rendere i miei muscoli parole e poesia, era il vento tra le mie braccia, erano gli altri ragazzi come me che erano lì e forse non avrebbero fatto i ballerini, ma ci scambiavamo il sudore, i silenzi, a fatica. Per tredici anni ho studiato e lavorato, niente audizioni, niente, perché servivano le mie braccia per lavorare nei campi. Ma a me non interessava: io imparavo a danzare e danzavo perché mi era impossibile non farlo, mi era impossibile pensare di essere altrove, di non sentire la terra che si trasformava sotto le mie piante dei piedi, impossibile non perdermi nella musica, impossibile non usare i miei occhi per guardare allo specchio, per provare passi nuovi. Ogni giorno mi alzavo con il pensiero del momento in cui avrei messo i piedi dentro le scarpette e facevo tutto pregustando quel momento. E quando ero lì, con l’odore di canfora, legno, calzamaglie, ero un’aquila sul tetto del mondo, ero il poeta tra i poeti, ero ovunque ed ero ogni cosa.

Ricordo una ballerina Elèna Vadislowa, famiglia ricca, ben curata, bellissima. Desiderava ballare quanto me, ma più tardi capii che non era così. Lei ballava per tutte le audizioni, per lo spettacolo di fine corso, per gli insegnanti che la guardavano, per rendere omaggio alla sua bellezza. Si preparò due anni per il concorso Djenko. Le aspettative erano tutte su di lei. Due anni in cui sacrificò parte della sua vita. Non vinse il concorso. Smise di ballare, per sempre. Non resse la sconfitta. Era questa la differenza tra me e lei. Io danzavo perché era il mio credo, il mio bisogno, le mie parole che non dicevo, la mia fatica, la mia povertà, il mio pianto. Io ballavo perché solo lì il mio essere abbatteva i limiti della mia condizione sociale, della mia timidezza, della mia vergogna. Io ballavo ed ero con l’universo tra le mani, e mentre ero a scuola, studiavo, aravo i campi alle sei del mattino, la mia mente sopportava perché era ubriaca del mio corpo che catturava l’aria.

Ero povero, e sfilavano davanti a me ragazzi che si esibivano per concorsi, avevano abiti nuovi, facevano viaggi. Non ne soffrivo, la mia sofferenza sarebbe stata impedirmi di entrare nella sala e sentire il mio sudore uscire dai pori del viso. La mia sofferenza sarebbe stata non esserci, non essere lì, circondato da quella poesia che solo la sublimazione dell’arte può dare. Ero pittore, poeta, scultore.

Il primo ballerino dello spettacolo di fine anno si fece male. Ero l’unico a sapere ogni mossa perché succhiavo, in silenzio ogni passo. Mi fecero indossare i suoi vestiti, nuovi, brillanti e mi dettero dopo tredici anni, la responsabilità di dimostrare. Nulla fu diverso in quegli attimi che danzai sul palco, ero come nella sala con i miei vestiti smessi. Ero e mi esibivo, ma era danzare che a me importava. Gli applausi mi raggiunsero lontani. Dietro le quinte, l’unica cosa che volevo era togliermi quella calzamaglia scomodissima, ma mi raggiunsero i complimenti di tutti e dovetti aspettare. Il mio sonno non fu diverso da quello delle altre notti. Avevo danzato e chi mi stava guardando era solo una nube lontana all’orizzonte. Da quel momento la mia vita cambiò, ma non la mia passione ed il mio bisogno di danzare. Continuavo ad aiutare mio padre nei campi anche se il mio nome era sulla bocca di tutti. Divenni uno degli astri più luminosi della danza.

Ora so che dovrò morire, perché questa malattia non perdona, ed il mio corpo è intrappolato su una carrozzina, il sangue non circola, perdo di peso. Ma l’unica cosa che mi accompagna è la mia danza la mia libertà di essere. Sono qui, ma io danzo con la mente, volo oltre le mie parole ed il mio dolore. Io danzo il mio essere con la ricchezza che so di avere e che mi seguirà ovunque: quella di aver dato a me stesso la possibilità di esistere al di sopra della fatica e di aver imparato che se si prova stanchezza e fatica ballando, e se ci si siede per lo sforzo, se compatiamo i nostri piedi sanguinanti, se rincorriamo solo la meta e non comprendiamo il pieno ed unico piacere di muoverci, non comprendiamo la profonda essenza della vita, dove il significato è nel suo divenire e non nell’apparire. Ogni uomo dovrebbe danzare, per tutta la vita. Non essere ballerino, ma danzare.

Chi non conoscerà mai il piacere di entrare in una sala con delle sbarre di legno e degli specchi, chi smette perché non ottiene risultati, chi ha sempre bisogno di stimoli per amare o vivere, non è entrato nella profondità della vita, ed abbandonerà ogni qualvolta la vita non gli regalerà ciò che lui desidera. È la legge dell’amore: si ama perché si sente il bisogno di farlo, non per ottenere qualcosa od essere ricambiati, altrimenti si è destinati all’infelicità. Io sto morendo, e ringrazio Dio per avermi dato un corpo per danzare cosicché io non sprecassi neanche un attimo del meraviglioso dono della vita.

Gay.it è anche su Whatsapp. Clicca qui per unirti alla community ed essere sempre aggiornato.

© Riproduzione riservata.

Partecipa alla
discussione

Per inviare un commento devi essere registrato.
Avatar
Andrew 19.3.17 - 11:39

Bella lettera, belle parole, grazie di avercela restituita.

Avatar
Lotta Hart 19.3.17 - 9:58

Però dai ragazzi, l'incipit preso paroparo da wikipedia è una poracciata

Trending

Daria Kasatkina Tennis LGBTI Russia

Chi è Daria Kasatkina, tennista LGBTI russa che critica la Russia di Putin e solleva dubbi sulla finale WTA in Arabia Saudita

Corpi - Francesca Di Feo 30.4.24
Angelina Mango, in arrivo "La noia" in spagnolo

Angelina Mango, arriva la versione spagnola de “La noia” giusto in tempo per l’Eurovision – AUDIO

Musica - Emanuele Corbo 29.4.24
Darren Criss: "Indipendentemente dal fatto che sia etero, sono culturalmente queer da tutta la vita" - Darren Criss - Gay.it

Darren Criss: “Indipendentemente dal fatto che sia etero, sono culturalmente queer da tutta la vita”

News - Redazione 2.5.24
La Vita che Volevi, ecco il trailer della serie di Ivan Cotroneo con protagonista Vittoria Schisano - VITTORIASCHISANO IVANCOTRONEO - Gay.it

La Vita che Volevi, ecco il trailer della serie di Ivan Cotroneo con protagonista Vittoria Schisano

Serie Tv - Redazione 2.5.24
Daniel Radcliffe e la transfobia di J.K. Rowling: "Mi intristisce, sosterrò sempre le persone LGBTQ" - Daniel Radcliffe e Rowling - Gay.it

Daniel Radcliffe e la transfobia di J.K. Rowling: “Mi intristisce, sosterrò sempre le persone LGBTQ”

Culture - Redazione 2.5.24
Elisa "Hellsy" Casaleggio al concertone del Primo Maggio: "Noi persone trans discriminatə al lavoro" (VIDEO) - Elisa 22Hellsy22 Casaleggio al concertone del Primo Maggio - Gay.it

Elisa “Hellsy” Casaleggio al concertone del Primo Maggio: “Noi persone trans discriminatə al lavoro” (VIDEO)

Culture - Redazione 2.5.24

Continua a leggere

hiv stigma arcigay

Indagine Stigma Stop sulla comunità LGBTIQA+: le identità meno visibili riportano stato di salute e psicologico più bassi

Corpi - Gay.it 14.11.23
Donatella Versace lotta con noi: sostegno a Milano Check Point nella lotta ad hiv e malattie a trasmissione sessuale - donatella versace alessandro zan milano check point 2 - Gay.it

Donatella Versace lotta con noi: sostegno a Milano Check Point nella lotta ad hiv e malattie a trasmissione sessuale

Corpi - Redazione Milano 1.12.23
David Utrilla - da 37 anni vive con Hiv

A volte dimentico di avere l’Hiv: la nostra serie per raccontare l’importanza dell’equazione U=U

Corpi - Daniele Calzavara 2.3.24
Hiv e aids, 9 iconici film che hanno fatto la storia - cover film hiv aids - Gay.it

Hiv e aids, 9 iconici film che hanno fatto la storia

Corpi - Federico Boni 29.11.23
Madonna in lacrime ricorda a tuttə noi perché sia ancora importante combattere l'hiv/aids. L'emozionante discorso - VIDEO - Madonna aids hiv - Gay.it

Madonna in lacrime ricorda a tuttə noi perché sia ancora importante combattere l’hiv/aids. L’emozionante discorso – VIDEO

Musica - Redazione 5.12.23
10 persone famose che convivono con l'HIV - 10 persone famose che convivono con lHIV - Gay.it

10 persone famose che convivono con l’HIV

Guide - Federico Boni 29.11.23
hiv aids 1 dicembre perché

Perché la giornata mondiale contro hiv/aids è il 1° Dicembre?

Corpi - Redazione Milano 29.11.23
Elton John al parlamento inglese: "Il prossimo premier faccia di più per sradicare l’aids entro il 2030" - Elton John - Gay.it

Elton John al parlamento inglese: “Il prossimo premier faccia di più per sradicare l’aids entro il 2030”

News - Redazione 30.11.23