Milano, libertà di coscienza su registro. Arcigay non ci sta

I capigruppo della maggioranza di Palazzo Marino decidono di lasciare ai consiglieri "libertà di coscienza" sul registro delle unioni civili. Arcigay: "Nessuna libertà di coscienza sui diritti".

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A pochi giorni dalla discussione in consiglio comunale sul registro delle coppie di fatto, la riunione dei capigruppo della maggioranza che sostiene Giuliano Pisapia al Comune di Milano ha deciso di lasciare ai consiglieri "libertà di coscienza" sulla questione. Una scelta che non è andata giù all’Arcigay di Milano che vede in questa decisione "per fare un favore al Pd e alla sua componente cattolica" una vera e propria "ingiustizia". Intanto, la riunione di maggioranza del Comune di Milano ha comunque fissato l’obiettivo di instituire il registro, azzardando un termine nella fine di luglio. "E’ inaudito – tuonano dall’Arcigay – che sulla questione diritti civili si utilizzi il termine ‘libertà di coscienza’. Se sostituiamo alla parola omosessuali la parola ‘ebrei’ si può capire che quell’argomentazione non può avere applicazione sui diritti civili".

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"Molto preoccupato" si è detto il presidente dell’associazione milanese, Marco Mori, che vede la nascita di un "subbuglio spontaneo e incontrollato che fa capire come la misura sia colma di fronte al comportamento dei politici cattolici in Consiglio e le attenzioni nei loro confronti. Ribadisco il concetto che sui diritti, la giustizia e la parità non ci può essere nessuna libertà di coscienza. E se fossero in discussione i diritti dei "cattolici copti". Cosa direbbero gli appartenenti al Pd, accetterebbero la libertà di coscienza? Per Mori, dunque, "la libertà di coscienza sui diritti civili per gli omosessuali è violento tanto quanto usarla verso chi, arrabbiato, incita ai forconi verso qualcuno. Sono due tipi di violenze e di odio intollerante che non hanno nessuna cittadinanza in un Paese democratico. La coscienza che deve guidare i consiglieri comunali – ha concluso – è quella di rispettare il programma che hanno firmato".

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Per rispondere alle ambiguità che arrivano da Palazzo Marino, Arcigay e Certi Diritti hanno organizzato una raccolta di firme 
"per dimostrare che i milanesi il registro lo vogliono e che non vogliono piu’ un’accozzaglia di gente ipocrita". La raccolta di firme si farà in quindici banchetti sparsi per tutta la città che saranno attivi dal 13 al 15 luglio ovvero nei giorni in cui il consiglio dovrebbe discutere l’istituzione del resgistro delle unioni civili.
Ad Arcigay risponde Carmela Rozza, capogruppo del PD al consiglio comunale secondo la quale la "discussione sui diritti degli omosessuali non puo’ essere affrontata da posizioni ideologiche". "Questo – ha detto – non è un problema di schieramenti politici e sarebbe sbagliato farlo diventare tale". Pur lasciando chiaro l’obiettivo, ovvero "riconosere le relazioni affettive diverse dal matrimonio", Rozza ritiene comunque che il Registro "non potrà essere raggiunto senza il riconoscimento delle diverse opinioni. Ognuno – ha spiegato – ha la propria sensibilità e con questa sta in politica. Quando è stato riconosciuto il diritto d’aborto, è successo propria grazie alla comprensione che non si trattava di un problema ideologico; viceversa, se a livello nazionale manca una normativa, è proprio perché se ne fa ancora un fatto ideologico".

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Più netta la posizione dell’assessore alla cultura Stefano Boeri. "Sono favorevole a discutere con i tempi giusti anche sul concetto di matrimonio omosessuale – ha dichiarato Boeri -. Dovremo costituire presto il registro delle unioni civili di Milano – ha incalzato senza esitazioni – ma credo anche che sia importante cominciare a ragionare su cosa significhi fare famiglia e sulla possibilità che possano coesistere modi diversi di fare famiglia senza che questo intacchi la giusta volontà di sfere religiose autonome di poter affermare il loro concetto di famiglia". "Nel mondo – ha concluso l’assessore – ci sono modi diversi di fare famiglia e bisogna far si’ che tutti abbiano gli stessi diritti".

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