C’è un filo che lega l’Italia alla Russia. Nel nostro paese si sta discutendo una legge contro l’omofobia e chi è contrario rivendica il diritto di poter esprimere posizioni seppur abberranti e continuare perfino a discriminare, se lo ritiene opportuno. In Russia, la libertà che i deputati italiani di centrodestra rivendicano l’hanno concessa, eccome. Oggi, grazie alla legge ribattezzata “anti propaganda gay”, che vieta cioè di dichiararsi omosessuale nei luoghi pubblici, chiunque si sente autorizzato a terrorizzare, picchiare, “convertire” i cittadini lgbt che sgarrano; nascono fenomeni virali come Occupy Pedophilyaj che diffondo video e foto delle lezioni esemplari impartite con la forza .
Contro questa situazione che ha dell’incredibile – non solo per la violenza delle testimonianze che ci arrivano ma soprattutto perché la Russia è a due passi dall’Europa, con cui confina – non c’è evento lgbt in Occidente in cui non si manifesti vicinanza ai cittadini di quel paese. In Turchia solidarizza il movimento Gezi; in ogni gay pride europeo sono stati ospiti attivisti russi; in America cresce il dibattito sul boicottaggio delle Olimpiadi invernali di Sochi 2014. Ovunque si discute quanto boicottare i prodotti russi sia più o meno utile.
Per questo oggi le associazioni lgbt italiane avrebbero dovuto essere in piazza con striscioni e bandiere approfittando della presenza a Roma di due ministri russi di alto livello: Sergueï Lavrov, ministro degli Esteri e Sergueï Choïgou, ministro della Difesa hanno incontrato gli omologhi italiani Emma Bonino e Mario Mauro per un vertice bilaterale al termine del quale è stato dichiarato: “la varietà e l’intensità dei rapporti bilaterali tra Italia e Russia sono straordinarie”.
Lo avevamo scritto noi di Gay.it una settimana fa; era stato dato l’annuncio sul sito della Farnesina. Eppure nulla si è mosso. Davvero le associazioni, che pure dovrebbero avere a cuore che il tema dell’omofobia sia al centro del dibattito, non hanno sentito il dovere di srotolare striscioni e bandiere? Sì, è il 6 di agosto ma non si può sperare che non faccia troppo caldo per manifestare. I diritti bisogna sudarseli.
di Daniele Nardini
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