Il quarto appuntamento con la storia LGBT italiana del podcast Le Radici dell’Orgoglio racconta come sia aumentata la visibilità omosessuale nell’arco dei primi anni ’70. Infatti, il biennio 1970-1972 du un periodo ricco di eventi e voglia di essere più liberi.
C’era ancora timore, vergogna, pericolo. Nonostante questo, furono molti coloro che decisero di non nascondersi, di metterci la faccia e ottenere così la visibilità che cercavano.
Voglia di liberazione e visibilità
Malgrado lo stigma e la repressione, nelle grandi città come Roma la comunità omosessuale riusciva a vivere la propria vita senza grandi problemi. Però mancava qualcosa: legittimare la propria esistenza.
Una testimonianza di questo desiderio di visibilità arriva dall’attivista e docente Alba Montori, che nell’estate del 1970 andò a Sabaudia, nella villa di un amico per il compleanno. Fu qui che nacque l’idea di organizzare degli incontri per cercare di formare dei gruppi con l’intento di dare visibilità agli omosessuali.
L’idea portò alla pubblicazione di un annuncio, nel novembre del 1970, sulla rivista Men: “Tentiamo presa contatto con persone seriamente interessate eliminazione pregiudizi opinione pubblica contro realtà minoranze particolari. Scrivere passaporto numero 1388853. Fermoposta Cordusio Milano oppure patente 131461. Fermoposta Prati Roma“.
Ma l’intento non venne compreso e l’appuntamento divenne una festa fuori controllo. Il desiderio di visibilità e di liberazione però non venne abbandonato: nel giro di pochi mesi tra il 1970 e il 1971 iniziarono le prime riunioni private, come quella di Milano del luglio 1971 a casa di Fernanda Pivano, dove si parlò per la prima volta del FUORI!.
La paura nel mostrarsi
Il poeta Luigi Cannillo ricorda come molte persone avrebbero anche partecipato agli incontri, ma senza mostrarsi a una manifestazione pubblica. Ad esempio, racconta sempre il poeta, un medico omosessuale aveva paura di perdere i pazienti se si fosse scoperto il suo orientamento sessuale.
Questo faceva desistere molti, che cercavano appunto di proteggere la propria identità. Un fatto paradossale avvenne invece il 1 maggio 1972, data importante per la storia LGBT italiana poiché vista come una delle prime manifestazioni omosessuali a Roma.
Bruno Fiorentino (architetto e attivista) ricorda che quel 1 maggio il 75% dei partecipanti non era gay, ma eterosessuale, amici che avevano deciso di sostenere la causa. Gli omosessuali erano nascosti, a osservare una manifestazione super controllata, con la Polizia in tenuta anti sommossa che caricò le femministe. Potere Operaio, gruppo di sinistra operante tra il 1967 e il 1973, lanciò i gavettoni, mentre i gruppi di destra nemmeno si accorsero della manifestazione.
La Stonewall italiana
Altro evento importate del 1972 fu quello passato alla storia come la Stonewall italiana, a Sanremo.
Era il 5 aprile, e nella città ligure si apriva il primo congresso di sessuologia, incentrato sulle terapie riparative per omosessuali. Una ventina di manifestanti erano fuori, a parlare sul palco, con cartelli e volantini. Altri si erano finti medici e psicologi, ed erano riusciti a entrare al congresso, ascoltando gli interventi degli esperti.
Enrico Salvatori, regista e autore, racconta che arrivarono anche i giornali, compresa una troupe della Rai. Anche per loro era un fatto mai visto prima. Un giornalista di La Stampa chiese ad Angelo Pezzana, presente alla manifestazione, se poteva scrivere nel suo articolo che era omosessuale. Lo stesso giornalista non sapeva come comportarsi, insicuro sul fatto che il giornale gli permettesse di scrivere quella parola.
La visibilità omosessuale sbarca in Rai
Le immagini registrate alla manifestazione di Sanremo non andarono in onda la sera stessa. Vennero mostrate due mesi dopo, nel programma AZ, un rotocalco televisivo andato in onda nei canali Rai dal 1970 al 1976 e condotto da Ennio Mastrostefano.
Era il 9 giugno 1972. Il titolo della puntata era “Dossier Sofia“, ovvero il nome di una ragazza trans intervistata pochi giorni prima della sua morte. L’intervista faceva parte del materiale inerente all’argomento di quella puntata, la prostituzione maschile. Quella puntata di AZ venne trasmessa in seconda serata, anziché nella sua solita fascia, ma attirò il pubblico: 8 milioni e 700 mila ascoltatori, con il 79% di share.
Personalità e altri gruppi
Grande attivista lesbica è stata Mariasilvia Spolato. Oltre a partecipare attivamente alla nascita del FUORI, scriveva anche nella rivista dell’associazione. Fu una delle prime a parlare di visibilità omosessuale, con il suo libro “I movimenti omosessuali di liberazione”. L’8 marzo 1972 comparve a una manifestazione mostrando un cartello con la scritta: “Liberazione omosessuale”.
La rivoluzione riguardante la visibilità omosessuale si consolida poi nella nascita di nuove associazioni, come la AIRDO, nel dicembre 1972. “L’associazione italiana per il riconoscimento dei diritti degli omofili” aveva una visione diversa dai militanti del FUORI.
Si parlava di omofili, parola più rispettabile per coloro che come obiettivo volevano l’accettazione da parte della società eterosessuale, e non volevano turbarla. L’associazione aveva anche un rivista, chiamata OMO. Nonostante i valori, il gruppo si sfaldò nel giro di pochi anni, ma fu la prima associazione omosessuale a essere citata in un film, Sesso Matto di Dino Risi.
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Sì, ma Mario Mieli però va citato in questo articolo...