In caso abbiate passato Dicembre in una caverna fuori dal mondo, nell’ultimo mese c’è stata una notevole impennata di contagi.
Eviteremo di entrare nel dettaglio perché la faccenda – tra varianti e nuovi decreti – la conosciamo tutt* ed è sempre tediante anche solo parlarne.
Un pensiero va anche stavolta a chi si ritrova a passare la quarantena con persone che non lǝ fanno sentire sicurǝ o a proprio agio.
In un recente articolo per la rivista them, scritto da Wren Sanders, e con la consultazione di svariati psicologici e terapeuti dell’associazione Trevor Project, sono state elencate 9 strategie per persone queer costrette a condividere lo spazio in contesti che non né rispettano l’identità o l’orientamento sessuale.
Li riassumiamo qui sotto, sperando possano tornare utili anche a chi legge gay.it.
1. Dite alle altre persone in quarantena come vi sentite
“Nessunǝ merita di sentirsi a disagio nella propria abitazione, ma se succede può essere più facile dirlo che farlo” dice Dr. Alexis Chavez, direttore medico del Trevor Project. “Fornite informazioni, aprite un dialogo […] la pazienza e l’empatia possono essere di grande aiuto”. Tutto questo tenendo conto che non siete tenutǝ a diventare un bugiardino della storia LGBTQIA+ se non volete, e che ogni contesto richiede misure differenti a seconda dei casi. Ascoltatevi, e in base a quanto vi sentite sicurǝ, valutate come e quanto esporvi.
2. Condividete con loro video o articoli per aiutarlǝ a comprendere meglio
L’antifona nella vostra bolla è ormai chiara, ma per molte persone completamente immerse in un contesto eteronormato e che non hanno mai parlato con una persona queer a parte voi, anche i concetti più ovvi e basilari possono farle cadere dal pero. Se le parole non bastano, condividete articoli, video informativi, interviste, qualunque fonte d’informazione può tornare utile a comprendere le ragioni del vostro disagio a chi non si è mai posto il problema.
3. Tenetevi in contatto con amicǝ e alleatǝ
Whatsapp, Messenger, Zoom, Telegram, Instagram o qualunque altro mezzo vi salta in mente per mettervi in contatto con altre persone altre queer o amicǝ alleatǝ. “In un contesto abusivo o che non rispetta chi siete, è facile sentirsi senza alcun valore, perdendo ogni senso di sé e della propria identità” dice sempre Andrea Gilk “Restare in contatto con persone in grado di ricordarvi chi siete e quanto valete può essere di forte aiuto”.
4. I social media possono essere una risorsa
Se non avete amici o persone a cui rivolgervi, i social media possono pemettervi creare una piccola o grande community online di riferimento. “Si può trovare gran conforto tra le community online” spiega Max Battle, digital supervisor del Trevor Project, spiegando come anche un Tik Tok o un video su Youtube possono essere una via di fuga. “Un aspetto positivo della situazione che stiamo vivendo è che le community online crescono sempre di più —stiamo tuttǝ cercando di comprendere insieme come prenderci meglio cura dell’altro, e ci sono mille nuovi modi per trovare una connessione o una scappatoia attraverso Internet”.
5 … con senso della misura.
Se Internet e i social sono spesso d’aiuto, possono anche rivelarsi una notevole fonte di stress tra notizie catastrofiche a manetta che non fanno altro che amplificare ansia e paranoia. Inoltre, non tutte le persone su Internet sono sempre quelle giuste per noi. Se il notiziario ci asfissia o il contesto si rivela ulteriormente tossico, è bene staccarsene o spostarsi su piattaforme diverse più in linea con le nostre necessità.
6. Immergetevi nella storia e cultura LGBTQIA+
Se non riuscite a creare una community online, la rappresentazione nei media è una valida alternativa. Guardare serie tv o film con personaggi LGBTQIA+, leggere libri a tematica queer, immergersi in documentari o resoconti di chi è venuto prima di noi può farci sentire meno solǝ e riconnetterci con un senso di orgoglioso coraggio.
7. Trovate un nascondiglio segreto
Questa è un’altra ipotesi più o meno complicata, a seconda dei casi, perché condividere lo stesso spazio non offre sempre grandi escamotage. Ma se avete una stanza o un angolo della casa che trovate sicuro, anche per una durata limitata, chiudete la porta e prendetevi tutto il tempo possibile per liberare la mente, decomprimere il corpo, e riacquistare energie.
8. Celebrate oggetti o simboli
La psicoterapeuta Laura A. Jacobs invita a tenere vicini oggetti che in qualche modo riaffermano la vostra identità: “Che sia una bandiera arcobaleno, o una foto del vostrǝ compagnǝ, il bracciale di un amicǝ sul polso” spiega Jacob “Qualunque cosa vi permetta di tenervi stretti alla vostra identità”.
9. Contattate numeri di supporto LGBTQIA+
Tenendo conto di tutti gli 8 punti precedenti, sottolineano con luci al neon che ogni situazione è diversa, e se il contesto è abusivo e mette costantemente a rischio la nostra salute mentale, è fondamentale chiedere aiuto altrove. Come il Telefono Amico del Cassero LGBTI+ Center o la Gay Helpline dell’Associazione Gay Center. Qui vi lasciamo in seguito una lista di tutte le linee amiche presenti in Italia dal 2002.
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