Il monologo di Angelo Duro intriso di omofobia: gay che dovrebbero picchiare omofobi, r*cch*oni eccetera – VIDEO

"Io vorrei diventare omosessuale per un giorno, senza penetrazione". È satira?

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angelo duro omosessuale
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I gay dovrebbero picchiare gli omofobi, io vorrei essere gay per un giorno, ma senza penetrazione. E ancora i gay sarebbero felici di andare in prigione, perché è pieno di maschi, peccato che in alcuni paesi li condannino a morte. In quel caso il gay condannato chiama il comandante e in qualche modo lo frega. E poi l’immancabile epiteto omofobico “r*cch*oni”.

Il comico Angelo Duro ha recentemente postato su Instagram il video di uno dei monologhi che compongono lo show che Duro sta portando nei teatri di tutta Italia, dal titolo “Sono cambiato”. Nel monologo su cui poniamo l’attenzione Duro parla di omosessuali, il titolo del video è “Omosessuale per un giorno”.

“Perché non c’è un gay che picchia un omofobo?” si chiede Duro “Io vedo certi gay palestrati in giro, perché non li picchi, tu che c’hai il fisico? Lo picchi da uomo e poi torni omosessuale, che ci vuole?”

Intrise di stereotipi su cui fa leva la vis comica del comedian, le battute di Angelo Duro risuonano piuttosto problematiche ma, non sia mai detto, è la satira bellezza.

“Hai finto una vita di non essere gay” prosegue Angelo Duro “e adesso non puoi fingere un minuto di essere maschio?”. E ancora “Io vorrei diventare omosessuale per un giorno, senza penetrazione. Me ne andrei in giro a caccia di omofobi. Pensa la notizia del giorno dopo, cambierebbe l’immagine degli omosessuali: Gay picchia omofobo. Direbbero Però questi r*cch*oni sono pure violenti”.

Quindi Duro si abbandona a una non richiesta denuncia sul fatto che ci sono paesi dove “se sei omosessuale, ti arrestano. Che leggi del cazzo. Certo deve essere brutto per un gay finire in carcere, dove sono tutti maschi”.

Dunque insulti, stereotipi, sessualizzazione.

Poi Duro inscena una voce falsetto sui toni alti, per intendere una voce da gay (il sottinteso) per dire “Quanto mi date? Tre anni, no fate quattro” sempre a proposito del fatto che nella idea comica di Duro una persona gay è felice di finire in prigione perché ci sono tanti maschi.

“Infatti in alcuni paesi l’hanno capito” aggiunge Duro “ed hanno messo la pena di morte per i gay, convinti di aver trovato la soluzione. Chiedono l’ultimo desiderio al condannato, quello è sacro, va chiesto l’ultimo desiderio, (…) arriva il comandante e gli fa: Qual è il tuo ultimo desiderio? Quello lo guarda e gli fa” e di nuovo Duro assume una voce dai toni macchiettistici “Comandante… vorrei…. il suo cul0. E l’ha fregato e poi devono uccidere pure il comandante”

“Fanno lo stesso scherzo al comandante che viene dopo” continua Duro “arriva il nuovo comandante e fanno: Non gli dite niente, non gli dite niente”.

È legittimo forzare la mano a questi livelli? O forse la comunità LGBTIQ+ è troppo suscettibile? La satira può dire tutto? Le battute di Angelo Duro fanno riflettere, o soltanto ridere un pubblico di pancia?

Se è vero, come è vero, che alla satira tutto è concesso a patto che oltreché ridere faccia riflettere, ci sorge spontanea la domanda: quali sarebbero le riflessioni suscitate dal monologo omofobico di Angelo Duro?

 

 

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