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Orgogliosamente e meravigliosamente libera, si chiama Elodie e si legge popstar

L'Elodie Show che sta riempiendo i palazzetti d'Italia ha certificato ciò che si era colto negli ultimi tre anni. È esplosa una stella.

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ELODIE IN VALENTINO
Valentino looks especially designed for her by Creative Director Pierpaolo Piccioli; Valentino Garavani shoes; Valentino Garavani jewelry; Valentino Akoni eyewear CREDIT: Kimberly Ross @kimmika
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Quando arrivò seconda ad Amici di Maria nel 2016, dietro solo a Sergio Sylvestre e con Emma Marrone sua coach nonché produttrice del suo album d’esordio, nessuno avrebbe mai potuto immaginare che quella ragazza dai capelli rosa della borgata romana avrebbe potuto tramutarsi in popstar nel giro di un lustro. E invece Elodie Di Patrizi ha studiato, si è evoluta, ha preso coraggio e coscienza delle proprie potenzialità, le ha indossate con rivendicato orgoglio e magnificamente espresse, diventando un unicum della nostra musica. Una popstar, per l’appunto, che potrebbe ambire a palcoscenici internazionali, che nulla ha da invidiare a chi puntualmente acclamiamo, osservando da lontano e con un pelo di invidia.

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CREDIT: Kimberly Ross @kimmika

L’Elodie Show 2023 che l’ha vista riempire i palazzetti di Napoli, Milano e Roma potrebbe presto diventare un concerto spartiacque per chiunque vorrà provare a cimentarsi in qualcosa di simile, perché da un punto di vista banalmente italiano niente del genere si era ancora visto. Ormai milanese acquisita, Elodie è tornata nella sua Roma lo scorso weekend, con due tappe da tutto esaurito al Palasport dell’Eur. Venerdì 25 novembre, giornata contro la violenza sulle donne che la cantante ha subito voluto ricordare dal palco, e sabato 26 novembre, con Giorgia super ospite al suo fianco. In un paio d’ore Elodie ha cantato due dozzine di brani, accompagnata da una squadra di undici ballerini di primissimo ordine che non si sono limitati a danzarle accanto, a farle da contorno scenografico, a distogliere l’attenzione e a riempire il palco come tante volte altrove capitato con colleghe anche più rinomate. Elodie ha ballato con loro, ha preso parte alle coreografie, ha interagito con queste facendole proprie, si è immersa pienamente in una messa in scena appositamente studiata, pensata, continuando chiaramente a cantare. Apparentemente un’ovvietà, se non fosse che nel nostro Paese mai si era vista nulla di simile. Bisognerebbe tornare ai mitologici tour internazionali di Raffaella Carrà, tra gli anni ’70 e ’80, quando stadi interi si riempivano al cospetto della più grande di tutte, per ricordare qualcosa di simile.

Non a caso Elodie ha omaggiato Raffa nel corso del proprio tour con A Far l’amore comincia tu, in uno show in cui la cantante ha voluto ribadire e rimarcare la propria assoluta e inattaccabile libertà esplicitando una sensualità che è esplosa con fragore dinanzi ad un palo di lap dance, dalla diretta interessata scalato, conquistato, come neanche Demi Moore ai tempi di Showgirl e Jennifer Lopez nel più recente Hustlers. Più la giudicano, perché in una società maschilista e patriarcale come la nostra se sei donna e osi sfidare lo sguardo sessista altrui diventi automaticamente una poco di buono che si affida alle proprie forme per far parlare di sé, e più lei li provoca, cavalcando ulteriormente quella strabiliante e innata sensualità che trasuda da ogni poro, senza mai essere volgare bensì traccia erotica di un genere che ha ormai completamente conquistato. Con “OK. Respira”, sua ultima fatica discografica, Elodie ha virato con forza verso l’elettro-pop contemporaneo, con chiari riferimenti alle Paola e Chiara di inizio millennio, punto di incontro tutto nostrano tra il Confessions di Madonna e il Fever di Kylie Minogue, con tutte le ovvie e dovute differenze del caso.

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Trionfalmente accolta dalla sua città, che l’ha quasi commossa venerdì sera nell’urlare a più riprese il suo nome, Elodie ha plasmato una carriera quasi dal nulla, riprendendo una strada che sembrava persa dopo il primo Sanremo del 2017, quando arrivò ottava con Tutta colpa Mia. Nel 2018, con Nero Bali, la prima sterzata, fino ad arrivare al Sanremo del 2020 con il tormentone Andromeda, scritto da Mahmood e Dardust, che ci ha regalato un’Elodie diversa, ridipinta, più cosciente, in grado di utilizzare la propria femminilità e il proprio corpo come strumento narrativo, da aggiungere ad una voce che ha presto saputo andata oltre il palco. Perché Elodie non ha timore di esplicitare pensieri, a differenza di tanti, troppi e troppe colleghə. Se c’è da prendere posizione su un qualsivoglia argomento, anche scomodo, Elodie la prende. Se c’è da replicare ad un politico qualunque, anche se capi di governo, Elodie non si tira indietro e lo attacca frontalmente. Se c’è da scendere in strada per difendere i diritti delle persone LGBTQIA+ e delle donne Elodie è in prima fila, sempre, come visto al Roma Pride del 2022 quando è stata magnifica madrina. Se vuole dire qualcosa, qualunque cosa, Elodie semplicemente la dice, senza pensare a polemiche eventuali.

Perché una popstar questo fa. Non si limita a cantare, a ballare, a fare spettacolo. Una popstar è una voce, un faro per milioni di fan che la seguono, è una testa pensante che ha il coraggio e la capacità di utilizzarla a proprio piacimento, fregandosene di eventuali ripercussioni dettate da chi ha il potere e lo esercita elargendo messaggi tutt’altro che velatamente minatori.

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Madonna del Quartaccio, Elodie Di Patrizi è riuscita in pochissimi anni ad acquisire una sicurezza e una potenza espressiva, tanto fisica che verbale, a dir poco inedite all’interno del panorama musicale italiano. Con il suo abbagliante show, perfettamente bilanciato tra tecnologie espresse e pura estetica del movimento, Elodie ha impresso un marchio, un cambio di rotta deciso e irreversibile, da cui sarà complicato se non impossibile tornare indietro. Tra un brano e l’altro, attraverso gli enormi schermi che sovrastavano il palco ha voluto ricordare l’importanza della ricerca contro l’hiv e l’aids, con il totale delle vendite delle t-shrt Red Light donate all’associazione fondata da Bono e Bobby Scriver nel 2006. Per poi andare oltre, perché Elodie ha voluto portare le sue battaglie sul suo palco, ricordando i 449 milioni di bambini che vivono in zone di guerra, le 29,9 milioni di ragazze adolescenti che vivono nei 10 Paesi con il più alto numero di matrimoni infantili, i 244 milioni di bambini e giovani che non vanno a scuola, i 771 milioni di adulti ancora oggi analfabeti. “La guerra toglie la libertà”, e ancora “La cultura rende liberi”.

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Messaggi da esplicitare in un trionfo di libertà assoluta, sfacciata e per questo bellissima, di sfumature musicali e sociali in lungo e in largo pennellate con forza, con undici ballerini a lei accanto ad amplificare ulteriormente i lineamenti di un’artista definitivamente sbocciata, inevitabilmente decollata, definitivamente e consapevolmente popstar. Elodie Di Patrizi, finalmente tu.

 

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