66enne scrittrice diventata celebre in tutto il mondo grazie a Va’ dove ti porta il cuore, Susanna Tamaro ha preso carta e penna per scrivere un lungo editoriale sul Corriere della Sera con la propria identità di genere al centro del racconto.
Tamaro, che dal 1988 convive con la sceneggiatrice e scrittrice di romanzi gialli Roberta Mazzoni abbracciando quella che lei ha sempre definito “un’amicizia amorosa“, ha puntato il dito contro l’approccio affermativo alla transizione di genere, parlando in prima persona della propria esperienza.
“Personalmente, ho avuto l’infanzia devastata dalla disforia di genere e per questo ne posso parlare con cognizione di causa“, ha rivelato la scrittrice.
“Ho iniziato ad avere problemi fin dall’asilo, quello che nei primi anni era una forza primigenia e inconscia è diventata una disperata consapevolezza: ero scesa in terra nel corpo sbagliato. Data l’epoca, non ho mai confessato a nessuno questa mia devastante certezza ma passavo le notti piangendo se mi veniva regalata una bambola o peggio ancora un qualche vestito da bambina. Verso gli otto, nove anni la sofferenza è diventata incontenibile, avevo sentito dire che a Casablanca si poteva cambiare sesso e quella città improvvisamente si era ammantata per me di una luce magica. Mia nonna, intuiti i miei tormenti, a un Carnevale mi ha comprato un costume da ufficiale, divisa che non mi sono più tolta fino a che le ginocchia non si sono bucate”.
Poi crescendo qualcosa è cambiato. “Nel corso delle scuole medie, questo mio penare ha iniziato ad affievolirsi; cominciavo ad avere i miei interessi, a immaginare una vita diversa da quella della caserma. Avrei fatto la scienziata, non c’era dubbio. E poi, al primo anno delle superiori, ho fatto una scoperta incredibile: esistevano i maschi e sembravano essere estremamente interessanti“, ha continuato Tamaro.
“Potenza e meraviglia degli ormoni! Sarebbero stati anche loro interessati a me? Davanti alla prorompente femminilità delle mie compagne, tentennavo incerta. Un giorno in cui volli indossare una gonna per cercare di raggiungere il loro livello, lo ricordo come uno dei più spaventosi della mia vita. Ma poi pensai che forse era meglio restare com’ero, con jeans e maglietta, perché se qualcuno si fosse innamorato di me sarebbe stato colpito più dal mio interno che dalla mia carrozzeria. E così è stato. Le atroci sofferenze della disforia di genere si sono dissolte come un fantasma alle prime luci dell’alba“.
La scrittrice si è quindi chiesta “cosa ne sarebbe stato di me se, a sette, otto, nove anni, fossi stata presa sotto l’ala protettiva dei falchi del gender? Mi avrebbero convinto della liceità delle mie inquietudini e, come nella più cupa delle fiabe, con il sorriso suadente di chi in realtà è un orco, mi avrebbero rassicurato, avrebbero saputo come risolvere i miei problemi e io avrei baciato con riconoscenza le mani di quegli angeli che promettevano di dissolvere il dardo infuocato che da sempre feriva il mio cuore. Psicologi, pillole, ormoni e poi il grande salto di diventare ciò che avevo sempre sognato: un maschio“.
Tamaro si è detta “fermamente convinta che la storia giudicherà i cambiamenti di sesso imposti ai bambini e ai ragazzi come un crimine. Un crimine ideologico, perché se io, sognando di essere un ufficiale, avessi accettato di fare il grande passo, non mi sarei trasformata in un maschio ma in un essere bisognoso di cure a vita, perché la natura è estremamente più forte della cultura o dei nostri desideri e, per contrastarla, a parte le conseguenze degli interventi chirurgici, avrei dovuto ingurgitare ormoni fino alla fine dei miei giorni perché tutto l’imponente apparato biochimico del mio corpo avrebbe continuato a gridare solo una cosa: sono una femmina! Non ho niente in contrario al fatto che una persona ormai adulta, nel pieno possesso delle sue facoltà mentali, decida consapevolmente di fare questo passo, convinta di raggiungere la sua giusta identità“, ha continuato la scrittrice.
“Ognuno è padrone del suo corpo e se non nuoce ad altri può fare quello che vuole. Però non posso aver pace pensando al folle apparato che è stato messo in moto in questi anni per devastare le vite di bambini e di adolescenti, nel silenzio di una società sempre più pavida e confusa, capace solo di affidarsi agli esperti e ad una scienza che tutto ha a cuore, tranne il bene della persona. Come si può pensare di bloccare con la triptorelina lo sviluppo di un bambino nell’attesa che decida cosa voglia essere? La vita non è fatta di foto polaroid. E da quando in qua i bambini hanno la consapevolezza e la capacità di determinare da soli il loro futuro? A dieci, dodici, tredici anni, senza alcuna esperienza di cosa sia la vita del corpo, come ci si può avviare a una trasformazione dalla quale non è possibile tornare indietro?”.
“Ci si forma ricercando, indagando, accettando e rifiutando“, ha scritto Tamaro. “Ma quando questi movimenti naturali della crescita vengono militarmente guidati in una prospettiva rigidamente ideologica — il cui fine è incasellare e incatenare qualsiasi realtà dell’uomo alla sue genitalità — ci troviamo di fronte a un’umanità spinta nell’angustie di un vicolo cieco“.
La scrittrice parla di “sacrificio di tutti i bambini, le bambine, i ragazzi e le ragazze che, a causa di un momento di confusione e di fragilità nella crescita, vengono trasformati in vittime sacrificali, perché a qualsiasi persona di buon senso appare subito chiaro che la disforia di genere nell’infanzia è sintomo di qualche altro profondo disagio, primo tra tutti, forse, quello di vivere in un mondo che ti ripete continuamente che la vita non ha senso, che noi siamo soltanto figli del nulla e del caso e che non esiste alcuna realtà al di là di quella forgiata dai nostri desideri“.
Parole che hanno subito raccolto il plauso di Pro Vita e Famiglia, per bocca di Maria Rachele Ruiu e Jacopo Coghe.
Susanna Tamaro ha sempre negato con forza le voci riguardanti una sua presunta omosessualità, autodefinendosi “eterosessuale al 100%”, ma pronta ad civilmente con la sua storica convivente Mazzoni, con la quale vive da quasi 40 anni un “rapporto non classificabile“.
Pubblicato esattamente 30 anni fa, Va’ dove ti porta il cuore ha venduto 16 milioni di copie in tutto il mondo, finendo fra i 150 «Grandi Libri» che hanno segnato la storia d’Italia in occasione delle celebrazioni del 2011 per l’unità nazionale al Salone del Libro di Torino. Nel 1996 Cristina Comencini ne ha diretto l’adattamento cinematografico, con protagoniste Virna Lisi e Margherita Buy.
Bambinǝ ed adolescenti transgender si trovano oggi in mezzo al fuoco incrociato di una spietata battaglia ideologica, portata avanti dalle stesse istituzioni che dovrebbero tutelarlǝ. Da una parte il governo Meloni, con la sua campagna di disinformazione che parte dalle aule istituzionali, volta a prendere di mira il centro di eccellenza per le terapie di affermazione di genere dell’Ospedale Careggi di Firenze. Dall’altra, 259 genitori che hanno scelto di rivolgersi all’Europa per chiedere aiuto – con il supporto di Arcigay e Agedo, a seguito del tentativo fallito di mediazione con il Ministro della Salute Orazio Schillaci. Nel dibattito, via Corriere della Sera, si è ora inserita anche Susanna Tamaro.
Le parole della scrittrice Susanna Tamaro, che ha vissuto sulla sua pelle la disforia di genere, dovrebbe portare tutti a una seria riflessione sulla transizione di genere e il cambio sesso e sui profondi pericoli che questo comporta soprattutto nei minori.
Per il bene dei… pic.twitter.com/QxBePMx0B0
— Pro Vita & Famiglia (@ProVitaFamiglia) February 12, 2024
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