Nel pomeriggio di ieri a Santa Maria di Leuca è andata in scena la cinquantesima parata dell’Onda Pride 2022. Un record.
Mai, nel nostro Paese, si erano visti tanti Pride in un solo anno. Dal primo di Sanremo, andato in scena il 9 aprile, all’ultimo pugliese, con altre 5 tappe ancora in cartellone. Il 4 settembre ci sarà a Tortoli l’Ogliastra Pride. Il 10 settembre scoccherà l’ora dell’Alcamo Pride. Il 17 settembre doppio appuntamento con il Grottamare Piceno e il Biella Pride, fino alla chiusura autunnale di Aosta, l’8 ottobre.
“Mai in Italia e credo mai al mondo si è raggiunto un numero così alto di Pride in un solo anno nello stesso Paese”, ha dichiarato Gabriele Piazzoni, segretario generale di Arcigay. “Questo numero ci racconta essenzialmente due cose: innanzitutto, in Italia c’è una comunità forte, orgogliosa, che si batte per costruire un mondo più accogliente e più giusto. In queste comunità si incontrano le persone lgbtqi e i loro alleati, e insieme marciano attraversando le città da Nord a Sud, mobilitandosi allo stesso modo nei territori “friendly” e in quelli ostili. Un fatto importante, che ci motiva e ci fa sentire dalla parte giusta della storia. La seconda informazione è di segno opposto: il proverbio dice “a mali estremi, estremi rimedi”. Se in Italia abbiamo bisogno di mettere in campo più di 50 Pride è perché la situazione è molto grave. Omotransfobia, misogina, abilismo, razzismo e tutte le forme di discriminazione fanno parte di una cultura egemone, maggioritaria, addirittura di governo. L’Italia continua a scivolare verso il fondo dell’Europa, accanto a Paesi che negano diritti e libertà, anche con l’uso della violenza istituzionale. Proprio in queste ore il presidente serbo Aleksandar Vucic ha annunciato la volontà di cancellare l’Europride, che avrebbe dovuto tenersi a Belgrado dal 12 al 18 settembre. La persone lgbtqi, dal canto loro, hanno annunciato che sfileranno comunque. A loro trasmettiamo tutto il nostro sostegno e la nostra solidarietà, senza nascondere di essere profondamente allarmati da questa notizia: ci aspettiamo che la politica italiana faccia sentire la sua voce, per scongiurare la possibilità che domani, nella stessa situazione della Serbia, ci ritroviamo anche noi”, ha concluso Piazzoni, denunciando quanto accaduto a Belgrado.
In tal senso, con il presidente della Repubblica filo-russo che ha annunciato la cancellazione dell’EuroPride, sono arrivate alcune repliche politiche. Dura Monica Cirinnà: “Indegno di un paese che vuole entrare nell’UE il divieto comunicato dal presidente Vučić di tenere l’EuroPride a Belgrado. Vučić – alleato di Putin – dà così ragione all’estrema destra serba che osteggia non solo la manifestazione, ma qualsiasi riconoscimento dei diritti delle persone lgbtqia+ nel Paese. Una destra reazionaria e omolesbobitransfobica che tenta di prendere piede anche in Italia e contro la quale ci batteremo fino a quando sarà necessario. Tutta la mia solidarietà alle associazioni lgbtqia+ serbe che hanno annunciato che la parata si terrà in ogni caso“.
Netto anche Alessandro Zan: “Ormai è chiaro che la comunità lgbt+ è individuata come nemico da questa destra, che è riferimento culturale e politico di Meloni e Salvini“.
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