I grandi artisti che hanno dato un forte contributo all’arte queer, soprattutto in quegli anni in cui era ancora considerata un’oscenità, spesso vengono dimenticati o non celebrati nel giusto modo. È il caso di James Bidgood, fotografo e regista di erotismo gay, che ha passato gli ultimi anni della sua vita da solo e in povertà e ci ha lasciati lo scorso 31 gennaio.
Two days ago, one of the sweetest souls I’ve ever had the good fortune to call a friend died.
140 characters isn’t even close to describing our friendship. As such, I felt compelled to write a eulogy for him. I hope you won’t mind indulging me a moment.
RiP #JamesBidgood✨ 1/10 pic.twitter.com/LguLGqPkvP
— Paddy (@BananaCologne) February 2, 2022
Originario del Wisconsin, Bidgood si è avvicinato alla comunità LGBTQ+ all’età di 17 anni, quando ha iniziato a lavorare come drag queen nel Club 82 di New York. Dopo aver frequentato la scuola di fotografia, si è avvicinato ai magazines che ritraevano uomini dai corpi scolpiti, bodybuilder e muscolosi. Ma la sua sensibilità andava ben oltre: «Playboy aveva ragazze in pellicce, piume e luci. Avevano facce come bellissimi angeli. Non capivo perché le immagini dei ragazzi non erano così».
Non c’era motivo per cui le fotografie e i ritratti a sfondo omoertoico degli uomini non potessero essere ugualmente creative ed elaborate. Così, in poco tempo elaborò il suo segno distintivo: immagini eteree che affondavano le radici nella fantasia, piene di colori e costumi elaborati. Il set era quasi sempre il suo piccolo appartamento nella zona est della Grande Mela. Appartamento che vide, tra le altre cose, anche le riprese del suo primo e più controverso film.
Uscito nel 1971 – molto prima che il New Queer Cinema arrivasse a cambiare le carte in tavola della rappresentazione gay sul grande schermo -, Pink Narcissus è ancora oggi considerato estremamente importante ed influente da molti artisti. Bidgood ci mise sette anni a girarlo e alla fine dovette anche pubblicarlo in anonimo, o le ripercussioni sarebbero state troppo pesanti. Le immagini o le scene di nudo frontale non solo erano classificate come oscenità, ma in quegli anni erano anche un crimine punito dalla legge.
Molti furono gli espedienti a cui ricorse affinché la Kodak non le censurasse durante le scansioni. Ricopriva le parti intime con teli di organza o seta, un vedo-non-vedo che è sempre stato alla base dell’erotismo più sensuale: «È molto spesso ciò che non si vede ad accendere di più, perché la mente si riempie negli spazi vuoti con quello che quel particolare spettatore spera di scoprire».
Visionario, sognatore e sicuro dei propri ideali, Bidgood ha ispirato intere generazioni di artisti indipendenti, e continua ancora oggi. Molti hanno visto rimandi alle sue fotografie anche nei bellissimi video di Lil Nas X, ma anche David La Chapelle, Charli XCX e Olly Alexander hanno dichiarato di ispirarsi ai suoi lavori. Il suo contributo alla cultura queer è innegabile, anche se non è mai passato sotto i riflettori dei grandi media. E dopo 50 anni, troppo pochi hanno conosciuto la sua eredità.
Anche per questo Kelly McKaig, l’esecutrice del James Bidgood Estate, ha lanciato una campagna su GoFundMe per finanziare i suoi funerali: «Jim, come molti dei nostri grandi artisti gay di quel tempo, era impoverito alla fine della sua vita… Ho bisogno del vostro aiuto per realizzare i suoi ultimi desideri», ha spiegato.
Molti artisti della comunità si sono mossi per ricordare questa leggenda che, indubbiamente, si è meritata di essere considerata uno dei più grandi artisti del XX secolo. E la sua arte continuerà ad essere di ispirazione ancora per molto tempo. Di questo, ne siamo sicuri.
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