Senatrice del Movimento 5 Stelle, da sempre vicina alla comunità LGBT e dichiaratamente sostenitrice del DDL Zan, Alessandra Maiorino si è scagliata contro Fabio Tuiach, consigliere di Trieste da mesi quotidianamente portavoce di omotransfobia istituzionale
“Le parole del consigliere triestino Tuiach non offendono solo la comunità LGBTI ma chiunque nutra ancora un senso delle istituzioni e abbia a cuore il rispetto della vita umana“, ha scritto Maiorino sui social.
Sono parole che preoccupano in quanto scuotono dalle fondamenta il patto sancito tra cittadini e rappresentanti, che dovrebbero svolgere il loro mandato nel rispetto dei diritti costituzionali, con onore e disciplina. Trovo dunque estremamente appropriata la richiesta di rimozione di Tuiach avanzata dai consiglieri regionali del M5S e delle altre forze di opposizione del Friuli Venezia-Giulia, e mi unisco alle parole della nostra capogruppo nel consiglio comunale di Trieste, Elena Danielis, la quale afferma la necessità di tracciare una netta linea di demarcazione invalicabile tra le legittime espressioni del proprio pensiero e lo smaccato incitamento all’odio e alla persecuzione. Chi inneggia allo sterminio di gruppi umani non può in alcun caso essere nelle istituzioni, certo non nelle istituzioni della Repubblica italiana, fondata sul ripudio delle ideologie nazi-fasciste.
Maiorino ha poi applaudito i Sentinelli di Milano, che hanno deciso di denunciare Tuiach dopo l’ultimo indecente attacco a Antonio Parisi, attivista aggredito in strada.
Un’azione quanto mai necessaria, che pure rischia al momento di naufragare in quanto la fattispecie è quella prevista dalla legge contro l’omolesbobitransfobia approvata alla Camera e ora ferma in Senato. Questo ennesimo episodio di sfacciata omofobia, questa volta addirittura istituzionale, testimonia una volta di più dell’urgenza dell’approvazione definitiva di questa legge. Chiunque si ostini a negare che la discriminazione e persino l’odio verso le persone LGBTI siano un problema reale nel nostro Paese, a questo punto, non può che essere in malafede. Oggi siamo tutti LGBTI: lo Stato non può voltarsi dall’altra parte.
La scorsa settimana il consigliere di Trieste aveva così commentato il pestaggio ai danni di Arturo Parisi. Nel weekend centinaia di persone si sono ritrovate in piazza, a Trieste, per chiederne le dimissioni immediate.
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