Una sentenza importante, per l’Italia, consentirà ad un giovanissimo ragazzo transgender di poter fare l’intervento di rimozione dell’utero e delle ovaie ancora minorenne. E’ il primo caso nel Bel Paese.
Alessio ha 17 anni e già ha fatto grandi passi sul suo percorso di adeguamento di genere. Ha iniziato all’età di quattordici anni e a quindici aveva già fatto la mastectomia. In un periodo in cui la comunità trans è sotto attacco e le polemiche sui transgender più giovani abbondano, la vittoria di Ale è una gioia per tutta la grande famiglia trans. Ne abbiamo parlato con la sua mamma, Denise.
A quanti anni Ale ha iniziato a manifestare segni della disforia di genere?
A tredici anni, ma ci ha messo un annetto forse più a chiarirsi del tutto le idee. Me ne ha parlato che aveva quattordici anni.
Come hai preso questa notizia, per molti genitori sconcertante?
Io ero contenta. Finalmente riuscivo a capire cosa aveva e come potevo aiutarlo! Mi sono mossa la notte stessa, ho cercato varie informazioni sull’ argomento e su cosa fare. Il primo passo è stato andare all’associazione “Genova Gaya”, poi dall’endocrinologo e da uno psichiatra che ci ha dato il via libera per iniziare la terapia. Ci ha seguiti il dottor Ferone del DISEM di Genova.
Hai preso molto bene la notizia, rispetto ad altre famiglie che fanno ostruzionismo e provano a correggere i figli, facendoli sentire in colpa e bloccando i loro percorsi con conseguenti disagi. Tu gli hai dato il tuo sostegno totale e ti sei data molto da fare per lui.
L’accettazione dei genitori è importante per tutti, ma per un minorenne è indispensabile a livello burocratico e legale, senza il tuo consenso non avrebbe potuto fare nulla… perché hai deciso di non aspettare un po’?
Non volevo che perdesse la sua adolescenza. Proprio per questioni legali, abbiamo deciso di andare a Barcellona per fare la mastectomia. Lì non serve sentenza, non serve nulla. Il seno gli dava davvero un enorme disagio.
Hai fatto tutto questo in maniera così celere e sicura, immagino tu abbia visto stare tanto male tuo figlio, prima di capire cosa aveva…
Esatto per me aveva già sofferto troppo. Provava disprezzo verso il suo corpo, insofferenza generale, attacchi di panico.
Il tutto è arrivato con l’età dello sviluppo? Prima era un bimbo sereno?
Sì, prima era tranquillo, ma con l’arrivo del ciclo mestruale e il crescere del seno stava davvero a terra.
Adesso finalmente può fare l’intervento e liberarsi del ciclo mestruale definitivamente. Non temi possa pentirsi?
No, fa il conto alla rovescia. E’ già in lista d’attesa e può cambiare i documenti.
Non ti fa paura il fatto che dovrà prendere ormoni a vita, senza più poter tornare indietro?
Sono farmaci presi sempre sotto controllo medico, quindi se dovesse alterarsi qualche valore potremo comunque sistemare la cosa.
Grazie per la tua testimonianza, Denise. Ci auguriamo che sempre più famiglie prendano coscienza di cos’è la disforia di genere e sostengano e proteggano i propri figli. Questa storia va presa come esempio, sappiamo che la realtà maggiormente diffusa, non solo in Italia ma in molti paesi del mondo, è ben diversa. Molti familiari provano a correggere i figli con disforia, li fanno sentire strani, in colpa, inadeguati, ma questa repressione non provoca certo una “guarigione”, anzi, spesso la fortissima sofferenza interiore sfocia in altre psicopatologie, a volte nel suicidio. Proprio la scorsa estate abbiamo saputo la notizia di un nostro giovane fratello americano, che abbandonato da tutti ha deciso di farla finita.
La disforia non uccide, il disprezzo e l’abbandono sì. L’Amore salva.