Oggi è l’8 Marzo, giornata internazionale della donna.
C’è chi dice che sia stata istituita per ricordare un incendio risalente al 1908 in una fabbrica di New York che uccise centinaia di donne (falso). C’è anche chi dice sia per ricordare le manifestazioni delle operaie tessili, sempre a New York nel 1857 (falso pure questo).
C’è chi regala mimose alle colleghe e fa gli auguri alla mamma, ma l’8 Marzo è soprattutto una giornata di sciopero sociale e politico contro i retaggi culturali della nostra società, gli stereotipi di genere arcaici e retrogradi, il sistema patriarcale che genera violenza e perpetua misoginia sul corpo di miliardi di donne diverse nel mondo – oltre l’etnia, l’orientamento sessuale, o l’identità di genere.
Non è una giornata solo per le mamme o le sorelle o le nonne, ma per ogni figura femminile presente in società, anche quelle esiliate, stigmatizzate, umiliate e dimenticate.
Quest’anno, in particolare, vogliamo ricordare le donne ucraine.
Contadine, insegnanti, madri, vedove, studentesse, donne di ogni età, con background differenti, catapultate insieme al resto del paese, in uno spirale di violenza senza senso. Ogni parola risulta facilmente intrisa di retorica o facile sentimentalismo, e noi scegliamo di onorarle con uno sguardo che parli per chiunque.
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