Vi ricordate dai libri di scuola un molliccio Enrico VIII barbuto, di stazza robusta e dal viso paffutello? Bene, dimenticatelo. Arriva stasera alle 21.10 su Canale 5 – con una settimana di ritardo causa antipatico ghiribizzo di Berlusconi che voleva partecipare a uno speciale straordinario di ‘Matrix’ sulle intercettazioni, poi saltato – la serie tv più attesa della stagione, The Tudors.
Dieci episodi trasmessi due alla volta e apparsi ad aprile su Mya del digitale terrestre, prodotti dal canale a pagamento americano Showtime (è il suo investimento più ingente, circa 38 milioni di dollari) che ci mostrano un Enrico VIII androgino, glabro, tonico, interpretato da quell’icona metrosexual che è l’irlandese Jonathan Rhys-Meyers, già glam-star nell’ultraqueer Velvet Goldmine e splendido arrampicatore sociale privo di scrupoli nell’alleniano Match Point. Ma tutti i personaggi sono abbelliti e resi più affascinanti, a uso e consumo dello spettatore televisivo sempre più difficile da ammaliare e sempre più schiavo dello zapping inconsulto.
Scritta da Micheal Hirst, esperto del genere cinestorico – è l’autore dello script di Elizabeth e del suo seguito Elizabeth – The Golden Age – The Tudors è incentrata sui primi anni di regno del "monarca assoluto" Enrico VIII (1491-1547), quando è sposato ormai da due decadi con Caterina D’Aragona che non riesce a dargli una progenitura maschile. Tra una scappatella e l’altra, il sovrano ha un figlio dall’amante Bessie Blount che, però, morirà a soli diciassette anni. Il diplomatico Thomas gli presenta quindi la figlia Maria Bolena, ma Enrico VIII si annoia presto di lei e inizia a corteggiare la sorella protestante Anna che lo influenzò non poco per dare il via alla celebre riforma che portò allo scisma con la religione cattolica (Enrico VIII si sposerà in tutto ben sei volte, ripudiando due mogli e decapitandone altrettante).
Dei Tudors si è parlato molto soprattutto per quella spezia aggiunta messa apposta per stuzzicare l’audience ed evitare l’effetto narcotizzante del polpettone in costume: i personaggi passano praticamente tutto il tempo a fare sesso. E non solo etero. Una delle chiavi narrative della serie è, infatti, il profondo sottotesto gay tra Enrico VIII e Charles Brandon, il duca di Suffolk interpretato dalla vera sorpresa dei Tudors, l’attore inglese venticinquenne Henry Cavill di cui molti di voi si innamoreranno, apparso in Stardust e protagonista del prossimo film di Woody Allen ancora senza titolo. Il magnetico Charles Brandon sposerà Margherita Tudor (nella realtà si unì in matrimonio con Maria Tudor, e questa è una delle tante inesattezze storiche) ma resterà legato da un intenso sentimento a Enrico VIII che, dopo aver constatato: «lui mi ama», arriverà ad ammettere «io lo amo», profondamente turbato da sogni erotici in cui Brandon è sempre presente. E anche durante le partite di ‘tennis reale’, gli scambi di languide occhiate e trattenuti sfioramenti rivelano una passione sottopelle pronta ad esplodere, tanto più che Charles cercherà in tutti i modi di dissuaderlo dallo sposare Anna Bolena.
Ma i risvolti omo sono molti e coinvolgono anche altri personaggi: il compositore Thomas Tallis è apertamente bisessuale mentre George Bolena, unico fratello superstite di Anna e Maria, si innamora ricambiato del musicista di corte Mark Smeaton (questa storia d’amore è un’invenzione della sceneggiatura, e non si hanno prove storiche dell’omosessualità di George Bolena).