“Arrivò l’amore e non fu colpa mia” (Besa editrice, collana Orsamaggiore, Euro 12, 106 pagg.): arriva Eros a squassare i cuori con il suo bastone. Una forza devastante, un fiume in piena che Alessandra Nicita, donna poliedrica e dai mille interessi, cerca di arginare andando a perlustrare le profondità dell’intimo umano.
Un continuo tendere in alto, un cielo che puntualmente schiaccia verso terra, riportando alla dura realtà, come un’altalena in moto perpetuo. Uno scontro titanico tra la morale socialmente condivisa e il continuo tendere all’amore, che inevitabilmente porta alla rottura di ogni schema.
Un impianto tematico promettente, che si snoda tra le contraddizioni portate dal dubbio esistenziale che ogni uomo si porta dalla nascita. Versi sciolti senza una ricercata raffinatezza linguistica e di stile, racconti disposti nella struttura grafica della poesia; un tentativo impudente di raccontare la propria esperienza amorosa in versi lirici, un cambio continuo di temi e di ritmo, come a voler richiamare dei passi di danza. Riflessioni morali che rimangono aperte e non trovano mai sintesi, riferimenti filosofici che rimangono termini vuoti, senza far trasparire il significato che essi hanno nella sua personale esperienza quotidiana. Un’aspirante Saffo che, con il tempo, saprà sicuramente trovare il giusto compromesso tra belle immagini e contenuto. Il libro sarà presentato domani alla libreria Mondadori di Roma, in via del Pellegrino 94, a partire dalle 18. Abbiamo intervistato l’autrice.
Amore, sofferenza, morte, rinascita. Molti riferimenti (il folle, il melograno, il guanto, l’altare, etc.) fanno pensare ad un percorso iniziatico. Cosa si nasconde alla fine di questo viaggio?
Sono decisamente affascinata da tutto ciò che ci è in parte o del tutto sconosciuto e sono totalmente sedotta dal concetto di “simbolo”, perciò ricorro spesso nella vita, come nella scrittura, al folle tanto quanto all’altare o al melograno.
Alla fine di un viaggio c’è sempre qualcosa che si nasconde, forse siamo noi stessi che ci nascondiamo a noi stessi, prima di rivelarci come una scoperta.
Credi a tutto fuorché agli essere umani. Dove si nasconde la verità nella vita di ciascuno?
In questo libro mi sono avvalsa anche di una protagonista, una sorta di alter ego che punta i piedi più di me. Non posso dire io dove si nasconde in assoluto la verità, perché persino le verità cambiano e si modificano; quello che per me era vero ieri, non è più vero oggi e questo non ha nulla a che vedere con l’essere poco credibili, ma ha a che fare con la vita stessa che ci rende diversi e cambia l’ordine delle cose e di conseguenza le verità. Io credo che l’unica verità possibile sia quella del cuore.
Kant scriveva: “Il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me”. Tu, invece, tendi verso terra, ti senti un animale fluttuante. Cosa speri di trovare scavando nella terra, simbolo primordiale?
Io tendo verso terra? Magari! Anche qui ha parlato il mio alter ego, io tendo verso il cielo sempre e comunque, pur sentendomi spesso animale fluttuante. Tuttavia nella terra cerco le radici, cosicché, alzandomi in cielo, io possa sempre ritornare a “casa” nella maniera meno dolorosa possibile, quando è possibile.
“Saffo era una poetessa che amava le donne, non una lesbica che scriveva poesie”, Dolores Klaich.
Saffo è stata la prima donna nella storia che si è dedicata esclusivamente alla poesia. Nei suoi frammenti è riposto uno dei più straordinari tesori di tutta l’umanità. È stata, inoltre, la prima donna al mondo ad insegnare agli uomini che non la guerra, non le vittorie, non i combattimenti, avrebbero mai raggiunto la grandezza dell’amore. E aggiungo: il termine lesbica non mi piace!
Immensi luoghi e figure sospese nel tempo e nello spazio. Figure leggere, fluttuanti, cangianti. La leggerezza è un valore che la società dovrebbe recuperare?
Basterebbe diventare leggeri come un uccello e non come una piuma, per citare P. Valéry, e il miracolo sarebbe già compiuto.
di Marco Mancini
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