Il Tribunale ha dato ragione alle due mamme lesbiche di Genova, che ora si vedranno riconosciute come madri del loro bambino.
Terza vittoria in Italia per le coppie rainbow, e prima per la Liguria. Il sindaco Bucci e la Prefettura sono stati battuti in aula, nel corso del processo che li vedeva difendersi dall’accusa di due donne lesbiche, che volevano il riconoscimento del loro figlio. Il magistrato Daniela Capa della IV sezione civile del Tribunale di Genova ha ordinato al comune di riconoscere il bambino. Questo, dopo il rifiuto da parte dell’ufficio anagrafe del comune.
Dopo le insistenze della due madri, senza successo, e la fermezza del sindaco Marco Bucci, il caso è passato agli avvocati delle due parti, e si è concluso in questi giorni in tribunale.
Le motivazioni della sentenza
Proprio ieri la corte collegiale del tribunale ha deciso di dare ragione alle due mamme, che presto saranno riconosciute dall’ufficio competente. Il bambino, nato attraverso la procreazione assistita all’estero, per l’anagrafe avevo solo una madre. Ovvero quella che l’aveva tenuto tenuta dentro di sé per 9 mesi e partorita. Ma come sta accadendo sempre più spesso, il “genitore 2” non era un uomo, bensì la compagna della donna. E le due donne portano avanti una relazione da anni, e ora anche un figlio.
“Abbiamo messo l’accento sull’interesse del minore. Perdere il diritto alla bigenitorialità significa perdere molti diritti: l’assegno di mantenimento in caso di rottura del rapporto tra i genitori, il diritto alle famiglie, cioè ad avere nonni legalmente riconosciuti, il diritto alla successione e dunque all’eredità. Negare la bigenitorialità è negare diritti al bambino” hanno spiegato le legali della coppia, Elena Fiorini e Ilaria Gibelli. Il magistrato Daniela Capa ha invece spiegato che “in questo settore non si può più fare esclusivo riferimento ai concetti tradizionali di paternità, maternità, filiazione, derivanti dal dato procreativo naturale“. Ergo, il deve essere riconosciuto come figlio di due donne.
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