Bari diventa una delle fast-track cities nella lotta all’HIV: ecco cos’è la Convenzione di Parigi 2014

La rete globale delle fast-track cities ha un duplice obiettivo: debellare l'HIV e nel frattempo combattere lo stigma.

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Bari diventa una delle 400 “fast-track cities” a livello mondiale per la lotta all’HIV e ad altre malattie trasmissibili firmando la Convenzione di Parigi del 2014. L’obiettivo? Quello di debellare – o comunque contenere più consistentemente – le malattie attraverso iniziative concrete che sfruttino la sinergia tra istituzioni, sistema sanitario ed enti del terzo settore.

È stato il presidente del consiglio comunale di Bari, Michelangelo Cavone, a sottoscrivere l’impegno durante la presentazione di “Open Test Bari 2022”, un programma specifico volto all’ideazione d’iniziative e campagne per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle malattie sessualmente trasmissibili e la loro prevenzione.

L’infezione da Hiv – ha ricordato il direttore della clinica Malattie Infettive del Policlinico Annalisa Saracino – colpisce soprattutto i giovani che, ignari, si espongono a fattori di rischio, come un rapporto sessuale non protetto. Oggi, grazie a terapie efficaci che impediscono la trasmissione da persona a persona, possiamo assicurare ai pazienti un’ottima qualità di vita. Educare i giovani e prevenire la trasmissione delle malattie è per noi un duplice mandato, sia da medici che da docenti universitari“.

Le fast-track cities per la lotta all’HIV

Il programma “fast-track cities” è stato lanciato nel 2014 in occasione della Giornata Mondiale dell’AIDS: si tratta di una rete globale di città e comuni impegnate a raggiungere l’obiettivo per lo sviluppo sostenibile numero 3.3, ovvero quello di debellare le malattie da HIV e tubercolosi, insieme allo stigma correlato alle malattie sessualmente trasmissibili.

Nella partnership del progetto “fast-track cities” sono coinvolti partner di grande rilievo, tra cui IAPAC (International Association of Providers of AIDS Care), il Joint United Nations PRogramme on HIV/AIDS e Un-Habitat.

I sindaci e altri funzionari comunali/cittadini designano le loro città firmando la Paris Declaration on Fast-Track Cities Ending the HIV Epidemic, che delinea una serie d’impegni per raggiungere gli obiettivi dell’iniziativa.

Inizialmente incentrata sul raggiungimento degli obiettivi UNAIDS HIV 90-90-90, la Dichiarazione di Parigi è stata aggiornata per puntare al raggiungimento di questi obiettivi programmatici come punto di partenza su una traiettoria verso l’azzeramento di nuove infezioni da HIV e zero decessi correlati all’AIDS.

In linea con la nuova strategia globale delle Nazioni Unite contro l’AIDS (2021-2026), le città Fast-Track sono ora impegnate a raggiungere una serie di obiettivi più ambiziosi (95-95-95) con l’aggiunta di un quarto obiettivo 95 del 95% di individui a rischio che utilizzano la prevenzione combinata dell’HIV.

Un’aggiunta a questi obiettivi è un appello a zero stigma e discriminazione.

La Dichiarazione di Parigi aggiornata dà inoltre la priorità al raggiungimento degli obiettivi TB 90-(90)-90 e all’eliminazione di HBV e HCV.

Fondata sul principio della trasparenza dei dati, l’iniziativa include un portale Web globale Fast-Track Cities che ospita dashboard specifiche di Fast-Track City attraverso i quali città e comuni riferiscono sui loro progressi rispetto agli obiettivi programmatici.

Le dashboard attualmente visualizzano solo i dati target dell’HIV, sebbene sia in corso la pianificazione per includere i dati target della tubercolosi e dell’epatite virale.

Il focus sulla comunità LGBTQIA+

IAPAC, prima promotrice del progetto Fast-track cities, ha inoltre condotto uno studio volto ad approfondire la qualità dei servizi offerti alla comunità LGBTQIA+ in ambito sanitario, e come questo aspetto impatti il benessere e la qualità della vita degli individui coinvolti.

Lo studio ha evidenziato che la strada verso la parità di trattamento per le minoranze sessuali è ancora lunga e impervia:

  • In media, la qualità della vita delle persone appartenenti alla comunità LGBTQIA+ è stata valutata a 3,2 su un punteggio da 1 a 5 scala in 50 città, a metà strada tra “scarso” ed “eccellente”.
  • Per quanto riguarda la presenza di servizi sanitari inclusivi verso la comunità LGBTQIA+, il punteggio generale è mediocre, con i programmi di assistenza psicologica e di affermazione di genere che presentano i punteggi più
  • In tutte le regioni, le città africane registrano la peggiore qualità di vita, con una media di 2,7, seguito dagli Stati Uniti con 3,2, Europa (3,3), e Asia, 3.6.
  • Tutte le città e i comuni presentano potenziali aree di miglioramento: nessuna città o comune ha ottenuto un punteggio “eccellente” in materia di assistenza sanitaria per la comunità LGBTQIA+

Lo studio chiude però con una nota positiva, evidenziando che i servizi sanitari in ambito HIV presentano punteggi sopra la media in quasi tutte le 50 città analizzate, sia dal punto di vista psicologico che sanitario.

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