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Benessere animale, in Francia vietata vendita di cani e gatti nei negozi, stop ad animali nei circhi e cetacei nei parchi acquatici

Divieto anche di acquisto e riproduzione di animali da pellicce e animali selvatici. Disegno di legge dal fortissimo impatto che avrà un’attuazione sistemica e graduale. E in Italia?

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3 min. di lettura

La Francia detiene il triste primato di paese europeo con più alto tasso di abbandono di cani e gatti. Un fenomeno increscioso che, come altrove, durante i mesi successivi al lockdown, ha visto crescere il numero degli abbandoni delle povere creature. Il tema ha scatenato un vasto dibattito, che ha indotto la maggioranza di governo e il Presidente Emmanuel Macron a prendere posizione per affrontare la questione dei diritti e del benessere degli animali con un approccio organico e sistemico.

Francia benessere animale Macron
Il Presidente francese Emmanuel Macron ha di recente adottato un labrador che vive all’Eliseo e si è fortemente espresso a favore di un dibattito politico che possa condurre la Francia a una tutela legislativa per il benessere animale.

Dopo una battaglia che aveva visto lo scorso 21 Settembre la commissione francese per gli affare economici ritrattare davanti alle richieste dei movimenti animalisti, il 21 Ottobre il Parlamento Francese ha finalmente raggiunto un accordo politico di largo consenso. Oltre alle forze politiche, sono state coinvolte anche le organizzazioni rappresentative di negozi per animali, circhi, parchi acquatici eccetera. Si è così giunti a una sintesi largamente politica, per avviare una progettualità legislativa che introduca una maggior tutela del benessere animale. Si tratta di un disegno di legge dal fortissimo impatto che, per queste ragioni, vedrà la sua applicazione attuarsi in modalità graduale nel corso dei prossimi anni.

Ecco cosa prevede il DDL:

  • inasprimento della pena per chi commetta soppressione senza giusta causa, abbandono e maltrattamento, con sanzioni fino a 75mila euro e 5 anni di carcere.
  • supervisione – mediante la creazione di nuovi organi di controllo – della vendita di animali online, al fine di combattere il traffico illegale di specie protette, fragili, pericolose, inadatte ai territori di destinazione, e per contrastare l’acquisto d’impulso, che online è più frequente.
  • divieto di vendere cani e gatti nei negozi, dunque divieto di esporre le creature in vetrina (in vigore dal Gennaio 2024).
  • nell’ambito dell’adozione, istituzione del certificato di conoscenza tramite il quale si certificano le specifiche esigenze della specie adottata, di fatto contrastando l’acquisto per capriccio.
  • stop allo sfruttamento commerciale delle specie selvatiche
  • stop all’acquisto di specie selvatiche
  • stop alla riproduzione in cattività di specie selvatiche già precedentemente fatte oggetto di traffico (se hai comprato una tigre dieci anni fa, comunque ora non puoi farla più riprodurre)
  • divieto di allevare animali per la produzione di pellicce, come visoni.
  • divieto di animali selvatici nel circo (in vigore entro il 2028).
  • divieto di delfini e altri cetacei negli acquari e nei parchi marini.

La Lega degli Animali, una delle maggiori associazioni a tutela dei benessere animale d’Oltralpe, ha così twittato:

In Italia non esiste nulla di tutto questo, né si può dire che ci sia un dibattito in corso al proposito. Oltreché nelle dita degli eco-influencer che si battono per diffondere informazione – la sensazione è che tutto rimanga nella loro bolla, ma intanto: meglio che niente – la battaglia del benessere animale resta ai margini della conversazione pubblica italiana. In questo weekend segnaliamo l’iniziativa di Lav a Lucca per dire stop agli allevamenti da pelliccia.

Ci chiediamo come mai i partiti che partecipano dichiaratamente al progetto per disegnare una nuova Unione Europea non facciano sentire la propria voce su un tema di civiltà urgente come quello del benessere animale, considerando che la maggior attenzione sembra che, proprio in ambito europeo, vada agli animali che mangiamo: non ci siamo.

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