Ornella Infante non ha vinto le elezioni provinciali dello scorso 16 Aprile a Rìo Nigro, ma ha trionfato nei cuori di chiunque.
L’attivista LGBTQIA+ candidata per la lista Circuito Alto Valle Oeste e direttrice delle politiche antidiscriminatorie presso l’Istituto Nazionale contro Discriminazione, Xenofobia, e Razismo (INADI), sarebbe potuta essere la prima parlamentare transgender nella storia dell’Argentina, affiancata da Silvia Horne (che si candida come governatrice per la lista Vamos con Todos).
“Voglio ringraziare tutti voi e tutte coloro che ci hanno votato” scrive Infante su Instagram, sottolineando che non ha la minima intenzione di restare in panchina: “Continueremo a lavorare intensamente per gli ultimi della fila. Il peronismo arriverà al governo e sarà pulito. La storia si prenderà cura di voi”.
Una candidatura, quella di Infante, non individuale ma parte di un’iniziativa collettiva all’interno dell’organizzazione politica Movimento Evita, di cui fa parte insieme a Horne da oltre dieci anni.
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“L’unico modo per combattere l’odio che si diffonde dalla politica è con più politica” ha spiegato Infante al portale Agencias Presente, ribadendo l’importanza di passare potere decisionale alle persone che non trovano rappresentazione nella classe politica: dalla comunità LGBTQIA+ al movimento contadino indigeno ai lavoratori.
Motivata dagli scritti della politica e filantropa Evita Perón, per Infante è essenziale contrastare disinformazione e discorsi manipolatori, accesi da quell’estrema destra che vuole solo “spostare il fulcro della discussione” dalle cause davvero importanti (appiattendo ulteriormente tutto ciò che ruota intorno i gruppi marginalizzati).
L’attivista non si limita a fare da ‘bandiera’ per la comunità transgender, ma mantiene un occhio attento alle urgenze di tutta la popolazione. Il suo primo obiettivo sarebbe stato quello di fornire acqua a quei quartieri che sono rimasti senza, ribadendo che l’accesso all’acqua potabile è un ‘diritto universale’ che deve coinvolgere chiunque.
Dichiara: “La via per non regredire nei diritti è raggiungere e sostenere governi nazionali e popolari, garantendo il pieno esercizio dei diritti sanciti, la loro promozione, e che i poteri operino di conseguenza”.
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