Nel fine settimana si sarebbe dovuto tenere il Torino Pride, se solo non ci fosse stato il Covid-19. Chiara Appendino, sindaca della città da 4 anni, ha voluto celebrare l’evento ricordando il suo Pride, vissuto in strada negli anni scorsi, al fianco della comunità e delle famiglie arcobaleno.
La prima cittadina ha omaggiato i genitori LGBT, rimarcando come proprio loro l’abbiano ‘colpita particolarmente’, e non tanto per ‘l’aspetto istituzionale’, ma per ‘quello più umano e profondo’.
Tra questi c’è, senza ombra di dubbio, il riconoscimento dei figli e delle figlie delle coppie omogenitoriali.
Aver avuto la possibilità di dare a quelle bambine e a quei bambini una vera famiglia, dove crescere con cura e amore. Credetemi, non si può spiegare la gioia negli occhi di quelle mamme e di quei papà quando, incontrandoli, mi raccontano la loro quotidianità di famiglia. E l’ho fatto, e lo continuo a fare (assumendomene personalmente la responsabilità) perchè ritengo, convintamente, che sia la cosa giusta. Ho scelto di raccontare questo specifico episodio in occasione della giornata del Pride, organizzata dal Coordinamento Torino Pride GLBT, che quest’anno viviamo in forma virtuale, proprio per il claim del Pride di quest’anno, la sicurezza dei diritti. Perché avere questa sicurezza consente alle persone di guardare al futuro con speranza, per sé e per i propri figli e figlie. E se lo Stato è ancora indietro su questo, è importante che qualcuno si muova per riempire quel vuoto, quella insicurezza.
La Appendino, che nel 2018 trascrisse all’anagrafe gli atti di nascita dei figli di tre coppie omogenitoriali, ha poi rilanciato la battaglia per i diritti, chiedendo a gran voce una legge contro l’omotransfobia. E non solo.
Certo, le battaglie da affrontare sul tema dei diritti di tutte e tutti sono ancora tantissime, ad iniziare dalla legge contro l’omo-lesbo-bi-transfobia che spero venga approvata al più presto e nella miglior versione possibile, e per questo è importante che ciascuno comprenda che quando si parla di diritti, per definizione, si parla di tutta la comunità, dalla prima all’ultima persona. Buon Pride a tutte e tutti.
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