A poco più di un mese dalla fine di Tokyo 2020, Olimpiade passata alla storia grazie alla presenza di Laurel Hubbard, prima atleta transgender in gara di sempre, il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) ha ancora una volta rinviato le nuove linee guida per gli atleti transgender nello sport, causa “opinioni molto contrastanti”.
Richard Budgett, direttore scientifico e medico del Cio, ha annunciato che saranno presumibilmente presentate “tra qualche mese, al più tardi subito dopo i Giochi olimpici invernali di Pechino“, che si terranno nel mese di febbraio. Tre anni dopo rispetto alla data originariamente prevista. Tre anni di ritardo, di polemiche e fake news. Budgett ha precisato che il prossimo consiglio darà “priorità all’inclusione” e “all’evitare danni“.
Le attuali linee guida emesse nel 2015 consentono alle donne transgender di competere nella categoria femminile se mantengono il loro livello totale di testosterone al di sotto di 10 nanomoli per litro per 12 mesi consecutivi. Regole che hanno negato l’ultima Olimpiade giapponese alle velociste namibiane Christine Mboma e Beatrice Masilingi, donne cisgender costrette a rimare a casa a causa dei loro livelli di testosterone troppo alti per cause naturali. Budgett ha ammesso a inizio 2021 che l’attuale sistema “non è adatto allo scopo” e necessita di una revisione. “Ci saranno linee guida di alto livello”. “Sono le federazioni internazionali che determineranno le regole specifiche per i loro sport e i loro eventi”. “Siamo molto consapevoli che il sesso, ovviamente, non è binario. È un continuum. I settori si sovrappongono. E quindi le soluzioni non saranno essenzialmente binarie“.
“Le donne transgender sono donne”, ha concluso Budgett, “ma dobbiamo anche separare il genere dall’ammissibilità. E l’idoneità deve essere specifica nello sport per avere una competizione equa e significativa a tutti i livelli, ma specialmente a livello di élite, dove la posta in gioco è molto più alta. Ci saranno criteri diversi per diversi sport. Se confronti il tiro con l’arco, l’hockey e il canottaggio, richiedono abilità molto diverse. Ed è improbabile che un atleta d’élite di uno sia un atleta d’élite in un altro. E dobbiamo determinare quale sia davvero un vantaggio sproporzionato o insormontabile”.
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