VERONA – Questa vicenda comincia dieci anni fa, per l’esattezza il 14 luglio del 1995. In quella data il Consiglio Comunale di centro-destra guidato da Michela Sironi Mariotti (Forza Italia) approvò una mozione, la n. 336, che respingeva la risoluzione A3-0028/94 approvata l’8 febbraio 1994 dal Parlamento Europeo e nella quale si diceva agli Stati membri dell’Unione Europea che bisognava cominciare ad adeguare le legislazioni nazionali al fine di prevedere le unioni tra persone dello stesso sesso e a rimuovere i provvedimenti che fossero limitativi della libertà dei cittadini e contenenti discriminazioni relative all’orientamento sessuale degli stessi. A detta dei promotori, tra cui Francesco Spiazzi, allora nel Partito Popolare, oggi in Forza Italia, l’iniziativa nasceva dalla volontà di difendere la «famiglia come società naturale (ovviamente tra uomo e donna) fondata sul matrimonio», secondo il ben noto (e del tutto indimostrato e indimostrabile) assunto che riconoscere le unioni civili per i gay danneggerebbe le coppie sposate.
Per i gay ci vuole la chirurgia (Lega Nord)
Durante le varie discussioni e interventi che animarono il consiglio comunale si distinse per violenta beceraggine il consigliere della Lega Nord Romano Bertozzo, che affermò (22 giugno ’95) che «per avere dei diritti i gay devono dare i propri attributi genitali alla nostra chirurgia». Più civile se non altro la presa di posizione dell’avvocato Vittorio Bottoli, allora consigliere di Alleanza Nazionale e oggi difensore civico regionale, che in televisione dichiarò: «Sono anche per una regolamentazione giuridica delle unioni gay. Ma il matrimonio è una bestemmia. Il concetto di famiglia nasce dalla Costituzione, non dal consiglio comunale di Verona».
Alla fine la controversa e certamente omofoba e discriminatoria Mozione 336 fu approvata. In essa vi si legge, tra le altre cose, che «a prescindere dalle singole convinzioni morali e religiose, l’omosessualità contraddice la stessa legge naturale» e che «l’applicazione della succitata risoluzione avrebbe effetti fortemente negativi sulla formazione psicologica e umana dei giovani i quali, nella promiscuità tra famiglie omosessuali e eterosessuali, vedrebbero cadere uno dei fondamenti minimali dell’ordine famigliare, ossia un’unione stabile tra uomo e donna». Dunque la risoluzione del Parlamento Europeo veniva respinta «nel rispetto di un elementare principio naturale» impegnando «l’Amministrazione comunale a non deliberare provvedimenti che tendano a parificare i diritti delle coppie omosessuali a quelle delle famiglie naturali costituite da uomo e donna». Niente male, per una risoluzione che nella premessa doveva «prescindere dalle convinzioni morali e religiose di ognuno».
Fu una brutta pagina per Verona
Di recente, a distanza di dieci anni, le organizzazioni LGBT di Verona hanno chiesto alla nuova amministrazione e al nuovo Sindaco Paolo Zanotto di «rimuovere una volta per tutte tale vergogna per la città, avviando iniziative in collaborazione e a favore della numerosa comunità lesbica, gay e trans scaligera».
Abbiamo contattato il Comune di Verona per sentire che cosa avevano da dire. Per Fabio Lonardi, capo ufficio stampa e portavoce del Sindaco, «è importante chiarire che le mozioni hanno soltanto un valore di indirizzo e nel momento stesso in cui cambia l’amministrazione tutto ricomincia da zero, per cui le mozioni di cui si parla sono decadute automaticamente con la fine di quell’amministrazione. Noi però attraverso la commissione che si occupa dei regolamenti e dello Statuto del Comune stiamo lavorando per inserire nello Statuto stesso delle modifiche che vadano nel senso del rispetto della persona a prescindere da quelle che possono essere il sesso, le sue inclinazioni eccetera. Questa modifica dello Statuto pur essendo già stata predisposta non è ancora stata approvata in Consiglio comunale per il voto per via dell’ostruzionismo feroce messo in atto dal centro-destra da quando ha perso le elezioni.
Il regolamento del consiglio comunale consente ai consiglieri di parlare ad libitum su ogni provvedimento, con la conseguenza che facciamo fatica ad approvare anche il bilancio, questo a causa di sedute fiume che vanno avanti anche giorni e giorni. È una situazione che sta per finire, perché il consiglio comunale finalmente si appresta a cambiare il regolamento. La delibera di modifica del regolamento è attualmente all’ordine del giorno del consiglio sono già state fatte cinque sedute. Ora il consiglio è sospeso fino a settembre, quando si riunirà di nuovo riprenderà il dibattito perciò entro i primi 15 giorni di settembre dovrebbe essere votata la delibera e introdotto un limite di tempo per gli interventi in aula. Quando il Consiglio Comunale sarà in grado di operare, con tempi certi, anche questa delibera verrà affrontata. Nel caso in questione il sindaco di allora è stato un po’ vittima dell’allora maggioranza, dove c’erano delle frange molto estreme e infatti in questa faccenda figurano tutti i personaggi un po’ singolari che allora popolavano il Consiglio Comunale. Però il rinnovamento del consiglio qui a Verona è stato totale. Possiamo quindi dire che quella che è stata una brutta pagina per Verona è finita. Adesso, con questa amministrazione di centro-sinistra, intendiamo cambiare lo Statuto in modo anche da cancellare definitivamente il passato».
Ora rispetto concreto e attivo
La conferma del cambio di rotta viene anche da Stefania Sartori, Assessore alle Pari Opportunità e alla Cultura delle Differenze che precisa: «L’attuale Amministrazione di centrosinistra eletta nel 2002 non si sente assolutamente impegnata da quella mozione che rispecchiava una cultura politica assai diversa dall’attuale coalizione di governo della città di Verona. Tuttavia, proprio perché l’attuale Amministrazione ritiene importante dare un segnale di forte discontinuità con il passato, sta valutando la possibilità di modificare l’art. 2 dello Statuto del Comune di Verona inserendo la seguente frase: “…Il Comune promuove il rispetto concreto e attivo verso tutte le persone senza distinzione per l’orientamento sessuale”. Perché questa modifica venga apportata è necessario iscrivere all’ordine del giorno del Consiglio comunale la delibera di modifica, cosa che purtroppo non è ancora avvenuta a causa dell’ostruzionismo che la minoranza di centrodestra sta attuando ormai da tre anni nei confronti dell’Amministrazione e che rende difficoltosa l’approvazione di qualsiasi delibera. Attualmente, all’ordine del giorno del Consiglio comunale la modifica del regolamento consiliare che, se approvato, renderà più agevole i lavori dell’assemblea e, quindi, consentirà anche di portare in aula la deliberazione di modifica dello Statuto».
Acqua passata… pensiamo all’Europa
Abbiamo contattato anche l’allora Sindaco Michela Sironi Mariotti, che in modo molto stringato si è limitata a dirci che: «Molto è stato detto e scritto all’epoca e non vorrei più tornare sull’argomento». Pare di scorgere un certo imbarazzo del parlare di questa pagina(ccia) della storia del Comune di Verona, comprensibilmente: infatti oggi la stessa signora Sironi è nel team della Commissione Europea in Italia, per cui probabilmente si trova un po’ a disagio a riascoltare certe accuse di sostanziale «immoralità» riferite ad un documento ufficiale della Commissione stessa. Commissione che lei oggi è chiamata a rappresentare nel nostro paese.
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