Vuole essere un samurai, ma non chiamatela regina: LA NIÑA è tornata ed è qui per restare. Non perché improvvisamente la sua musica abbia deciso di sottoscrivere certe dinamiche di mercato – e abbiamo già appurato con Eden nel 2021 che la sua forza sta proprio nell’esserne ben lontana –, quanto perché Carola Moccia è riuscita a condensare in otto tracce tutte le direzioni che è capace di prendere e a fare in modo che ognuna trascini sempre più a fondo nel suo universo, senza mai lasciare andare la presa sulle orecchie e sul cuore. Le otto tracce sono quelle di Vanitas, il nuovo album della cantante napoletana.
Quando l’universo musicale de LA NIÑA è nato nel 2019, l’artista venne definita “la Liberato femminile”, paragone un po’ riduttivo se si pensa a brani come Croce o Salomé. Poi è diventata “la Rosalía italiana”, e infine è stata definita l’ibrido perfetto tra Rosalía e Teresa De Sio. Ma forse nessuna di queste basta più a descriverla.
Con Vanitas LA NIÑA va persino oltre l’incontro tra modernità e tradizione – che è poi il fil rouge della conversazione quando si parla di lei. In Vanitas sperimenta e azzarda, vincendo il confronto, mischiando una dopo l’altra le sonorità acustiche e trap, tribali e giapponesi, reinventando ancora nelle sue corde le canzoni della tradizione, da O surdato ‘nnammurato a Indifferentemente, e le arie classiche.
Quello di Vanitas è un viaggio tra sonorità musicali, ma anche nell’universo femminile, di una femminilità che non fa sconti a nessuno e che rivendica la sua sfacciataggine e la sua carnalità. Passionalità ed esperienze mistiche, come quella con Mysie in Blu, si fondono per raccontare vite ed esperienze, malelingue pungenti come una Vipera esorcizzate in una presa di coscienza di quella passionalità, che dice che a volte conta solo la carne. La rivendicazione della propria forza come quella di un samurai passa per la distorsione di uno shamisen giapponese e poi, come in un vero e proprio viaggio, l’esplosione di suoni ed energia lascia gradualmente il posto a una lentezza incalzante e profonda.
Un po’ lontana dal politicamente corretto, e forse proprio per questo più vera, LA NIÑA celebra la propria femminilità, ma non solo: nell’universo di Vanitas c’è spazio per tuttə, quelle minoranze che, come ha raccontato nella nostra intervista, lo sono in quanto non identificabili in un maschio etero. Chiunque voglia urlare il proprio essere liberə e pretendere di essere compresə.
Impossibile non scatenarsi appena attacca la prima nota ed essere gli stessi dopo che si spegne l’ultima. LA NIÑA ancora una volta non riesce ad essere una cosa sola, espandendo il suo universo con radici antiche e futuro ai suoi poli, reinventandosi e sorprendendo. Tutte le “vanitas”, meritate e conquistate.
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