Un libro che illumina gli amori omosessuali nella letteratura: In disgrazia del cielo e della terra

Per secoli mistificato, negletto, mutilato, censurato: l’amore omosessuale è stato privato del suo passato, derubato di una memoria storica ed escluso dal canone letterario.

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in disgrazia del cielo e della terra
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Mistificato, negletto, mutilato, censurato: l’amore omosessuale è stato privato del suo passato, derubato di una memoria storica ed escluso dal canone letterario. Eppure, gli amori gay non solo sono sempre esistiti, ma sono anche sempre stati raccontati, a volte sì forse solo accennati, però comunque rappresentati, resi oggetto del dire, trasformati in fiabe e favolacce, in poesie e in romanzi, in novelle e in drammi. E allora perché tutte queste storie e tutto questo amore non sono giunti fino a noi? Perché li abbiamo dimenticati? Perché li abbiamo trascurati, allontanati dalla tradizione?

In disgrazia del cielo e della terra. L'amore omosessuale nella letteratura italiana - Daniele Coluzzi - Francesco Gnerre - - Libro - Rogas - Atena | IBS

Daniele Coluzzi – scrittore e docente – e Francesco Gnerre – saggista – provano a rispondere a queste domande raccontando la storia di tutti i nostri rimossi: una storia di repressione, ma soprattutto una storia di resistenza. In disgrazia del cielo e della terra, uscito di recente per Rogas Edizioni, è un compendio attento e preciso che ci consegna il risultato di uno studio approfondito sulla descrizione dei rapporti omosessuali maschili nella letteratura in lingua italiana. Lo scopo? Restituire piena luce alle scritture stigmatizzate e rafforzare l’orgoglio di una comunità che oggi più che mai non può permettersi di dimenticare il proprio vissuto.

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Riprendendo un discorso cominciato da Gnerre nel 1981 con il testo L’eroe negato. Il personaggio omosessuale nella narrativa italiana contemporaneaquesto libro amplia l’orizzonte della ricerca e affonda lo sguardo in un territorio ben più vasto, che non comprende solo il Novecento, bensì persino il Medioevo dantesco e la più stretta contemporaneità. Così, il tentativo di Coluzzi e Gnerre di salvare e salvaguardare le tracce della tenerezza omosessuale lungo il cammino della nostra storiografia letteraria comincia proprio da e con Dante e con i «sodomiti» del VII cerchio della Commedia. Tra questi, egli pone anche il maestro Brunetto Latini, che con la canzone S’eo son distretto inamoratamente si rivolge al giovane Bondie Dietaiuti esprimendogli tutto l’affanno di un amore avvinghiante e impossibile. Per anni, la tenzone tra i due è sempre stata interpretata attraverso la lente dell’amore civile, della passione politica. L’oggetto del desiderio di Latini, a detta di molti critici, è la città di Firenze, ma se si analizza più attentamente il tono dello scambio è palese che al centro vi sia una passione che arde, un amore colpevole: «Son caduto in una grave colpa», scrive Detaiuti, già consapevole della natura del suo sentimento. Un po’ come Pico della Mirandola che, in pieno clima rinascimentale, stringe con Girolamo Benivieni un rapporto unico e imprendibile, che valica i confini dell’amicizia e sembra adagiarsi sui termini del sentimento «socratico» e neoplatonico, un «amor celeste che tutto tende, e si drizza alla bellezza spirituale dell’animo, e dell’intelletto, la quale molto più perfetta si trova nei maschi, che nelle donne». Nello stesso periodo, tra l’altro, e sempre a Firenze, molti poeti cantano le proprie Laudi a fanciulli, imbevendo quel loro sentimento di petrarchismo e rifacendosi agli stilemi propri dell’opera del Petrarca per cantar d’amore ciascuno al proprio Lauro, però, e non alla propria Laura. Ci si riferisce a poeti come Benedetto Varchi e Francesco Beccuti nei confronti dei quali, infatti e non a caso, il canone e la storiografia non sono stati affatto gentili.

Was Michelangelo Gay? Let's Examine the Evidence

Si potrebbe fare un discorso simile anche parlando di Michelangelo, l’artista che più di tutti incarna lo spirito del Rinascimento italiano, autore anche di poesie che, al contrario di tutti i suoi altri lavori, sono finite velocemente nel dimenticatoio, salvo poi essere riscoperte, pubblicate e censurate. Le Rime omoerotiche di Buonarroti, insieme alle epistole indirizzate a Tommaso de’ Cavalieri lasciano poco spazio all’immaginazione: «Non provai mai amore per un uomo quanto ne provo per voi», scrive Cavalieri a Michelangelo. La disamina di Coluzzi e Gnerre passa in rassegna i testi della Controrifoma – su tutti quelli di Torquato Tasso, innamorato di un giovane studente – e quelli settecenteschi, che testimoniano la morte del «sodomita» e la nascita dell’omosessuale inteso in senso moderno. Spiccano tra questi racconti quelli che vedono protagonista Giacomo Leopardi e il suo amore bruciante per Antonio Ranieri («Ranieri mio. Ti avviso ch’io non posso più vivere senza te, che mi ha preso un’impazienza morbosa di rivederti, e che mi par certo che se tu tardi anche un poco, io morrò di malinconia prima di averti avuto. Addio addio»), ma anche le avventure orgiastiche di Giacomo Casanova e il timido gesto di Luigi Settembrini, che ne I Neoplatonici narra una storia d’amore omosessuale ambientata nell’antica Grecia. Ecco, quasi sul finire, i capitoli dedicati al Novecento letterario, quel periodo fertilissimo e indimenticabile in cui il dibattito intorno alle identità non eterosessuali si fa più costante e prolifico. Gli autori di In disgrazia del cielo e della terra si occupano qui di Palazzeschi e Saba, di Gadda, Penna, Bassani e Arbasino per approdare alla controversa vicenda di Pier Paolo Pasolini e alla vita libertina di Pier Vittorio Tondelli.

E ora, invece? Cosa succede ora? Chi raccoglie queste tracce, chi segue queste orme? Chi prosegue il discorso?                                          È arrivato il tempo di osservare il passato per abbracciare il futuro. Finalmente, in grazia del cielo e della terra, se possibile.

 

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