Crystal meth: nuovo boom di utilizzo negli Stati Uniti

Il Crystal meth aiuta a superare la depressione nella comunità LGBTI. E il consumo è maggiore in individui sieropositivi

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3 min. di lettura

Sembrano lontani i tempi in cui Ted Schmidt, uno dei protagonisti di “Queer as Folk” (la serie cult a tematica gay di Showtime), combatteva contro la dipendenza dal meth, la metanfetamina in cristalli utilizzata nelle discoteche e molto diffusa nella comunità omosessuale: la sostanza crea un falso senso di felicità e benessere, un impeto di iperattività e energia chiamato “rush”(scarica di adrenalina). La droga è caduta in disuso a partire dagli anni duemila, ma uno studio rivela che un nuovo boom di utilizzi si sta verificando in America.

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Nel Centro LGBTI di New York ogni settimana si incontrano i membri della comunità che soffrono della dipendenza da questa sostanza: tra questi c’è Tommy, un ragazzo che sta combattendo per eliminare il meth dalla propria vita. Tommy è un ragazzo alto, bello, scuro: ha 29 anni ed è sieropositivo da quando ne aveva 20. Ha iniziato ad assumere la droga quando gli è stato diagnosticato l’HIV, e dopo 9 anni di utilizzo ha deciso di provare a uscirne: ora sono più di 3 mesi che non assume la sostanza. Nel primo periodo di disintossicazione si è buttato sul cibo: infatti la droga stimola il rilascio della dopamina, un ormone che influisce positivamente sull’umore ed è essenziale nella vita di tutti i giorni. Quando mangiamo il nostro corpo rilascia circa 150 unità di dopamina; quando fumiamo 250; quando assumiamo una dose di meth più di 1100, più del quadruplo di una normale sigaretta. Il problema è che questa droga provoca delle rischiosissime alterazioni nel cervello: inizialmente si verificano solo problemi di concentrazione, ma poi possono peggiorare e diventare disturbi ossessivo-compulsivi. La più grave conseguenza della dipendenza è l’insorgere del dismorfismo corporeo, uno stato depressivo grave dove si perde la coscienza del proprio corpo, fino al totale rigetto di quest’ultimo e a un progressivo esaurimento nervoso.

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Negli anni recenti questa droga ha avuto un vero e proprio comeback nella comunità LGBTI: questa offre un economico e veloce aiuto al rilascio di dopamina, fondamentale per raggiungere uno stato di “felicità”. Secondo l‘American Psychological Association, la popolazione omosessuale americana è quella con il più alto tasso di depressione e ansia di tutta la nazione, ed è quindi più soggetta all’utilizzo di droghe di questo tipo. Peter Staley, un attivista dell’organizzazione umanitaria a sostegno dei malati di AIDS “Act Up”, afferma che secondo uno studio dell’associazione il consumo di meth è sceso drasticamente tra il 2004 e il 2011, ma è più che raddoppiato tra il 2011 e il 2014.  La maggior parte delle persone che utilizzano questa sostanza sono sieropositive. “Lo stato di New York non risolve nulla festeggiando la fine dell’epidemia dell’AIDS, se questa non è accompagnata da una campagna di prevenzione e sensibilizzazione sugli effetti devastanti del crystal meth“, afferma Staley.

La star Daniel Pintauro, popolare per la serie tv “Who’s the Boss?” (in italia “Casalingo Superpiù“), ha rivelato l’estate scorsa da Oprah Winfrey la sua battaglia con la dipendenza dal meth, dopo aver scoperto di essere sieropositivo. “L’utilizzo della droga mi ha portato ad esplorare la mia sessualità in un modo perverso: dalla sottomissione al bondage, fino a pratiche masochistiche“. La stessa cosa afferma Tommy, il ragazzo del Centro LGBT di New York: “Avevo un blog pornografico dove praticavo atti sessuali perversi e mi facevo di meth di fronte alla telecamera. La metanfetamina mi portava a sentirmi esibizionista e mi rendeva disinibito, e le pratiche più estreme mi attraevano in un modo oscuro quando mi facevo”. Ovviamente non si può generalizzare, ma spesso l’utilizzo di questo tipo di droghe pesanti è accompagnato dall’iniziazione a pratiche sessuali sadomasochistiche, volte all’annullamento del sé.



La relazione perversa tra HIV e utilizzo di meth rimane molto stretta, e sta subendo un incremento, dovuto forse anche alla stigmatizzazione della comunità omosessuale e in particolare dei suoi membri sieropositivi, colpiti da discriminazione e odio. La soluzione all’odio di se stessi e alla depressione viene trovata nella droga, che provoca solo un aumento dei problemi. Per questo bisogna sensibilizzare alla radice la comunità, affinché sia consapevole dei rischi che si corrono a lasciarsi andare in questo modo.

Per aiutare l’associazione “Act Up”, qui il link al loro sito, dove si possono anche fare donazioni.

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Pierangelo Bucci 22.4.16 - 12:09

Basito di un articolo del genere che nemmeno Cronaca Vera...un coacervo di pregiudizi biechi e assurdi.

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