Daphne Bohémien: siate rumorose, fastidiose, riscrivete la storia, siate la rivoluzione.

"Dieci anni fa ero un bolo di rabbia". Drag queer performer, attivista transfemminista intersezionale: intervista a cuore aperto con Gay.it

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5 min. di lettura

Abbiamo incontrato Daphne Bohémien, la content creator, autrice, drag queer performer e attivista transfemminista intersezionale che utilizza un linguaggio pop per parlare di cose di cui il pop non parla; seguitissima sui social, nel suo account, Daphne ci coinvolge con il suo impeto fresco e spesso polemico nelle varie vicissitudini del suo percorso.
Riflettendo sulle problematiche personali e anche sulle sue piccole conquiste quotidiane, Daphne fa chiarezza su quelle che sono le regole di sopravvivenza in una società acerba che, come dice lei, è ancora tutta da rifare; lo spirito guida di questa nuova combattente nell’Olimpo dei guerrieri, è semplicemente un invito a dare colore alle sfumature della propria personalità e di custodirla gelosamente, un motto di libertà che deve rimanere imperituro e insindacabile.
Conosciamola meglio.

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Chi è Daphne Bohémien e come’ è nato il nome?
Il mio nome d’arte ha diversi significati, ci sono molto legata e questo mi ha spinto a decidere che Daphne sarebbe diventato il mio nome di elezione anche sui documenti una volta rettificati.
Daphne deriva da Daphoene che significa ” la sanguinaria” era uno degli aspetti della dea madre che si presentava come divinità dal furore orgiastico, ma Daphne anche per il mito di “Daphne e Apollo “, lui la voleva possedere e lei pur di non concedersi è diventata una pianta di alloro, praticamente la prima vera figa di legno della storia ( se proprio vogliamo utilizzare un linguaggio sessista, Apollo probabilmente lo avrebbe fatto).
A questo ci aggiungiamo che per me Daphne Guinness è una vera icona di moda incontrastata, è eccessiva, eccentrica, sopra le righe e perennemente extra.

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photo by Ermanno Ivone

Per quanto riguarda “Bohémien” ha molto a che fare con le mie performance, ma anche con il mio passato.
I bohémien erano i poeti maledetti e il nome venne dato loro come insulto, ma loro decisero di riappropriarsi di quell’insulto e farne bandiera, così ho deciso di affrontare la vita, ho deciso che tutti gli insulti non mi avrebbero più scalfito, dava fastidio la mia diversità? Bene, io l’avrei celebrata.
Amore per il concetto di morte, sensualismo estremo e passione per gli stati alterati della mente hanno fatto il resto, sul palco porto quello che ho dentro e spesso è bagnato da sangue finto.

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Qual è stato l’episodio più significativo in cui ti sei sentita discriminata nel mondo del lavoro/ o nella quotidianità?

Ho vissuto la mia vita come ragazzo gay per un po’ e dai 15 anni ai 19 ho abitato a Barletta, in Puglia, anche se da quel momento in poi ho sempre pensato fosse posizionata sulla bocca dell’inferno come Sunnydale, la città in cui abita Buffy.
Mi hanno lanciato sassi per strada, genitori mi hanno minacciato davanti alla loro prole con quello che presumo fosse un intento educativo (per loro) e a scuola è stato un vero gioco al massacro.
Ora i problemi più grandi sono con le pubbliche amministrazioni che ancora non sono in grado di concepire che esistano persone trans e questo spesso diventa davvero un ostacolo.

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photo by Daniele De Carolis

Che consigli daresti a chi vuole iniziare un percorso come il tuo?
Il consiglio che vorrei dare alle giovani persone trans che decidono di intraprendere un percorso medicalizzato è sicuramente quello di non trascurare mai e in nessun modo l’aspetto psicoemotivo della cosa.
È un percorso e non dobbiamo immaginarlo come fosse andare da un punto A ad un punto B, siamo noi che cambiamo e insieme a noi il corpo, come succede a tutte le persone, anche se in forme e modi diversi.
Si rivalutano molte cose, si perdono persone che ritenevamo amiche, ma abbiamo la possibilità di scoprire un mondo dentro di noi che ha tutta la meraviglia che non pensavamo saremmo mai riuscitə a vedere.

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photo by Ermanno Ivone

Daphne Bohémien fra dieci anni.
Tra 10 anni probabilmente avrò ancora 25 anni, o pochi di più e spero che guardandomi indietro potrò sentirmi soddisfatta del mio lavoro e della mia persona, del mio voler creare una rete, una community di persone.
Mi immagino con una chosen family molto più allargata e io mi immagino cambiata, ancora di più rispetto ad oggi, amo l’idea di essere in continua trasformazione, di migliorarmi come essere umano, voglio allenare l’empatia e la gentilezza, ma fedele a me stessa sulla verve, dubito smetterò mai di fare l’urlo di Xena davanti a qualche discriminazione e decisamente mai smetterò di fare rumore e dare fastidio in questa società tutta da rifare.

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Daphne Bohémien di dieci anni fa.
10 anni fa ero un piccolo bolo di rabbia, dentro di me c’erano annodate così tante emozioni che mi stavano divorando dentro.
Volevo spaventare, fare paura, volevo allontanare le persone, tutte, ma soprattutto pensavo che intimorendole mi avrebbero dato rispetto.
Ho subito tanta discriminazione, ho vissuto momenti della vita orribili e spesso ho pensato che non ce l’avrei fatta, ma alla fine sono qui e forse tutta quella rabbia che provavo mi ha salvato.
Ora però ho capito che va calibrata, bisogna lasciare andare via alcune cose e utilizzare la propria rabbia non solo per difendersi, ma anche come motore propulsore per il cambiamento.
Io passo molto tempo sui social e qui ho costruito la mia isola felice.
Mi piace pensare di non avere solo un certo numero di follower, ma che queste siano persone con cui io in qualche modo creo una connessione, una sorta di rapporto, noi siamo una community.
Parliamo di un sacco di cose, c’è scambio di idee e opinioni e non mi seguono ad occhi chiusi, sono persone critiche che spesso mi fanno ragionare sulle cose, è un rapporto bellissimo che mi sta aiutando a crescere.
Pensavo che avrei guadagnato il rispetto delle persone mostrandomi sempre arrabbiata e pericolosa e invece lo sto ottenendo ora che mi mostro vulnerabile e fallibile, insieme stiamo creando qualcosa di meraviglioso.

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photo by Dogyorke

Daphne Bohémien in uno slogan.
Siate rumorose e dannatamente fastidiose, riscrivete la storia, riappropriatevi di voi, siate la rivoluzione.

Che messaggio manderesti ai lettori di GAY.IT?
Vorrei dire di lottare ed esistere in maniera intersezionale, di essere ally quando pensano che le battaglie non riguardino loro in prima persona e di avere empatia.
Di pensare fuori dagli schemi eteronormativi e patriarcali, di guardarsi intorno e scoprire che tutto in un modo o nell’altro è collegato e che riusciremo a cambiare
le cose solo se saremo unitə .

https://www.instagram.com/daphne.bohemien/

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photo by Andrea Taylor

 

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