Poche ore al ritorno del DDL Zan al Senato, con Alessandro Zan incaricato dal segretario Pd Enrico Letta di provare a trovare un punto d’incontro con le altre forze di maggioranza, accarezzando per la prima volta l’ipotesi di modifiche alla legge. Un cambio di rotta particolarmente contestato dal movimento arcobaleno che ha ribadito il proprio dissenso ad ulteriori compromessi al ribasso, seguendo la linea politica tracciata dal Movimento 5 Stelle.
I ‘grillini’ non solo non hanno presentato alcun emendamento al DDL, ma hanno sempre ribadito la necessità di votare la legge contro l’omotransfobia, misoginia e abilismo così com’è anche al Senato, bocciando qualsiasi ipotesi di modifica e inserendo il diritto all’identità di genere tra i diritti indissolubilmente legati alle libertà individuali della persona nella loro Carta dei Principi e dei Valori. “L’identità di genere, così come l’orientamento sessuale, non possono essere oggetto di contrattazione, e sono certa che Alessandro Zan convenga con me su questo“, ha scritto sui social Alessandra Maiorino, senatrice del Movimento da noi contattata per avere un quadro più amplio della situazione.
Partiamo dalla stretta attualità. È appena iniziato il tavolo dei capigruppo capitanato dal leghista Andrea Ostellari per provare a trovare un’intesa sul DDL Zan.
Abbiamo incaricato la senatrice Malpezzi di fare la portavoce per Pd, 5 Stelle e LEU. Ma sottolinerei quanto sia anomalo che un presidente di commissione convochi i capigruppi dei gruppi, che possono essere convocati solo dalla presidente del Senato Casellati. Ostellari non è neanche più relatore, perché nel momento in cui siamo andati in aula senza relatore lui è decaduto. Noi tutti, Pd, 5 Stelle e LEU, riteniamo che si può parlare di qualcosa se non si ha una spada di Damocle sulla testa, ovvero la richiesta del non passaggio agli articoli fatta da Fratelli d’Italia e anche dalla Lega. È strano sedersi ad un tavolo con qualcuno che ti tiene la pistola puntata, o togli la pistola e si parla oppure non è un dialogare.
Ancora oggi Ostellari ha ribadito le richieste della Lega, ovvero cambiare gli articoli su “scuola, libertà di pensiero e genere”. Si può mediare su tutto questo?
No, è evidente che loro puntano al cuore della legge. Per me la legge va bene così ma se uno deve fare un passo avanti ci sono delle questioni che possono essere rinunciabili ma altre no, perché diventerebbe qualcos’altro, perché non tutelerebbe tutto e tutti, perché odio e discriminazione si combattono anche contro la cultura, e se tu togli le scuole rinunci alle fondamenta. Faresti una cosa a metà. Ci sono cose irrinunciabili.
Siete stati sorpresi dall’inatteso cambio di rotta di Enrico Letta, segretario Pd che ha incaricato Alessandro Zan di trovare un punto d’incontro tra i partiti di maggioranza, accarezzando per la prima volta l’idea di modifiche al DDL?
A me è sembrato che abbia innanzitutto sorpreso il Pd. Noi abbiamo lasciato il timone in mano al Pd, abbiamo sostenuto graniticamente questa legge, che io considero mia. Mi auguro che stiano facendo le scelte giuste.
Secondo lei, ci sarebbe davvero il tempo di tornare alla Camera dinanzi all’approvazione di tot modifiche e soprattutto ci sarebbe la certezza che una volta tornati a Montecitorio e a seguire a Palazzo Madama non ripartirebbe il teatrino con ulteriori richieste, polemiche, perdite di tempo?
La Camera dovrebbe discutere solo delle modifiche e non dell’intera legge, la 3a lettura dovrebbe essere veloce. Certo, i nostri deputati vorrebbero comunque sapere di cosa si tratterebbe, perché andrebbe digerita. Siamo qui a dover decidere se la legge deve andare avanti o morire. E non vedo grosse sfumature tra le due cose.
Ma dinanzi ai freddi numeri, che in Senato senza Italia Viva vedono il DDL impossibilitato a passare, come uscire dall’angolo.
Credo che ci siano pezzi di Forza Italia con i quali sia possibile dialogare, ma non al punto da escludere Italia Viva. Si è creata questa cosa gelatinosa tra IV e il centrodestra e non credo che vadano in cortocircuito tra loro.
Domani si riparte con la richiesta di non passaggio agli articoli, che potrebbe essere a scrutinio segreto. Cosa dobbiamo aspettarci?
Dipende anche da fattori non politici, come le presenze. Non so se tutti i 315 senatori si rendano conto del passaggio cruciale. Questo dipende anche dalla bravura dei vari capigruppo. Ma se domani il DDL dovesse essere affossato il parlamento si prenderebbe una grandissima responsabilità, anche dinanzi all’Europa. E non credo che Draghi possa sedere con disinvoltura nei consessi Europa a rappresentare l’Italia con una roba del genere.
Premier Draghi che non ha mai messo bocca sul DDL Zan, che è legge parlamentare e non di governo.
È vero, si tiene fuori dall’agone politico. Ma Draghi è persona di cultura europea, sa che la Commissione Europea sta emettendo sanzioni a carico di Polonia e Ungheria. Andare a sedersi di fronte alle istituzioni europee con un fallimento del genere rispetto alla tutela delle persone LGBT che non è più una questione di secondo piano ma geopolitica. Da che parte stai? Con Orban o con la Germania, la Francia, la Spagna, con i Paesi più avanzati? È una questione molta politica.
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