Intervistato dal Corriere della Sera, il presidente della Commissione Giustizia in Senato Andrea Ostellari è tornato a parlare del ddl Zan, bloccato da 170 audizioni presentate dal centrodestra e da lui ammesse. Secondo il leghista autoproclamatosi relatore del testo, le audizioni non sono un problema, poiché “le ho già ridotte dalle 225 che erano alle attuali 170. Ma si potranno eventualmente ridurre nel corso della trattativa a cui ho invitato i capigruppo“.
Nonostante lo stralcio di 55 audizioni, per ascoltare tutte quelle approvate la commissione impiegherebbe quasi 5 mesi.
Ostellari si arrampica sugli specchi
Marco Cremonesi, autore dell’intervista, insiste sul fatto che la discussione sul ddl Zan sia già stata fatta alla Camera dei Deputati, con un testo identico a quello arrivato poi negli uffici di Palazzo Madama. Allora perché fare una nuova discussione?
Il testo approvato dalla Camera è diverso dai testi che erano sul tavolo della Commissione Giustizia a Montecitorio e sui quali si sono svolte le precedenti audizioni.
Sul testo attuale le divisioni sono molte, anche all’interno del centrosinistra. Le criticità del testo attuale sono ben note e non soltanto per quanto riguarda la Lega o il centrodestra: giuristi, la Conferenza episcopale, ma anche una parte della sinistra e la stessa Arcilesbica. Direi che il punto è stato detto bene dal vicepresidente Cei Giuseppe Baturi: “Tutelare la persona ma anche la libertà d’espressione”.
E sui partiti che ieri hanno inviato una lettera alla presidente del Senato, Ostellari parla di presunte aperture a modifiche anche nel Pd:
Io ho sentito delle aperture anche nel Pd. E ora voglio capire se c’è la volontà di arrivare a un nuovo testo condiviso. Se c’è, allora non credo che ci sarà una difficoltà delle parti a rinunciare a molte delle audizioni. Chiaro che se si dice “O Zan o nulla”, condividere diventa complicato.
L’apertura delle modifiche da parte di alcuni membri del Pd è quella arrivata da Andrea Marcucci, ex renziano.
Ma i rappresentati di Pd, Leu, M5s e Autonomie hanno già raccolto le firme e sono pronti a dichiarare l’urgenza nell’approvazione, andando così a votare in Senato, senza relatore.
Una modifica ai punti critici del ddl Zan
Ma Ostellari si dice fiducioso, si troverà un accordo per modificare i punti più spinosi:
L’articolo 1, con l’identità di genere. L’articolo 4, dove si parla della libertà di espressione. E l’articolo 7, con la giornata contro l’omotransfobia che dovrebbe entrare nelle scuole di ogni ordine e grado.
Sulla giornata contro l’omotransfobia, Ostellari mostra poi di non conoscere nemmeno il testo di cui è relatore. Infatti, l’articolo 7 è stato modificato alla Camera, e la data del 17 maggio sarà celebrata solo dalle scuole che lo vorranno.
Il leghista parla di dialogo con tutte le parti. Proprio lui, che per mesi ha tenuto in ostaggio il testo. E per cercare di giustificare la sua resistenza, ecco che arriva la “tenuta del governo”:
Non lo so, ci potrebbero essere voti segreti… E se non si arrivasse a una maggioranza? Quale sarebbe il risultato per tutti? Che figura ci farebbero questo Parlamento e questa politica?
Zan: nuovo testo significa nuovo iter da zero
A seguito dell’intervista, Alessandro Zan, relatore del testo, è intervenuto su Twitter:
Sul Corriere, ennesima presa in giro di Ostellari sul ddl Zan. Un nuovo testo dovrebbe ricominciare iter, Senato e Camera. Vorrebbe dire far morire la legge contro i crimini d’odio, che è sempre stato ed è ancora il suo obiettivo. La destra non vuole questo provvedimento.
Infatti, Ostellari non sa o finge di non sapere che modificare il testo al Senato, comporta un ritorno alla Camera, facendo affondare definitivamente il ddl, ricominciando l’iter da zero.
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